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PORDENONE - «È un dramma». Sono le prime parole pronunciate nella tarda mattinata di ieri dall'avvocato Alessandro Sperotto della Lac, al termine del censimento dei nidi di rondini e baestrucci in città. Una sorta di controllo che si ripete, puntuale, ormai da dieci anni, importante strumento per monitorare la presenza di questi piccoli uccelli migratori con tutto quello che ne consegue. E, purtroppo, quello che emerge è che «Pordenone non è più la città delle rondini», sottolinea Sperotto con i dati alla mano a dare ufficilità alla sua affermazione. Nel 2014 erano 39 i nidi di rondine che, tra sali e scendi, erano aumentati fino a 44 nel 2019 per poi precipitare a 12 nel 2022 e finire ai 9 di quest'anno. Numeri che parlano da soli e raccontano quello che molti pordenonesi hanno già notato, passeggiando lungo corso Vittorio e non solo: non ci sono praticamente più le rondini che imbeccano i piccoli per sfamarli, una scena che era consueta e faceva sempre alzare gli occhi per godere dello spettacolo di quei piccolissimi uccelli che si sporgevano dal nido per chiamare la mamma. Sono invece scomparsi i balestrucci che ormai da due anni non si fanno più vedere in città (nel 2014 erano stati rilevati 13 nidi). Discorso diverso per la rondine montana, «unico dato positivo», afferma Sperotto: presente tutto l'anno, (3 i nidi censiti), vive nell'area di piazza XX Settembre e spesso questi uccelli si notano perchè volano a raso, fino a sfiorare i palazzi. «Ora bisogna cercare soluzioni a queste assenze - conclude l'avvocato Sperotto -: si potrebbe provare a introdurre nidi artificiali o a dare un premio a chi aiuta le rondini, ai negozianti che contribuiscono a creare per loro un habitat adatto».
L'ORNITOLOGO
Alla mattinata domenicale per monitorare le rondini, organizzata da Lav, Lac, Lipu e Astore, c'era anche l'ornitologo Pier Luigi Taiariol (Astore) che legge da studioso l'assenza di questi passeriformi.
L'AGRICOLTURA
Ma quanto pesa l'agricoltura in tutto questo. O, meglio, i prodotti chimici utilizzati soprattutto in alcune colture. «A Pordenone non è questo il problema - afferma Taiariol - perchè il verde è quello dei parchi. Ma l'uso di fitofarmaci può pesare molto sui giovani passeriformi che si spostano verso nord. Gli insetti infatti se vengono in contatto con alcuni di questi prodotti muoiono». Ed è così che si "chiude il cerchio". «Lo studio di un'associazione tedesca ha dimostrato che dal 1984 la popolazione degli insetti è diminuita del 76%». Non serve dire altro: se si spezza anche il più piccolo anello della catena alimentare, le conseguenze non sono palesi da subito. Ma ci sono. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino