Che cosa può aver a che fare Rodolfo Valentino con Venezia? Apparentemente, nulla lega la città al divo del cinema muto, nato a Castellaneta di Taranto il...
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Accadde infatti che nel 1910, dopo essere stato espulso dal collegio dell’esercito, a Perugia, per esser corso dietro alla gonna di una ragazza in orario non consentito, perseverando nella sua volontà di fare carriera militare (il padre Giovanni, medico veterinario, era stato ufficiale di cavalleria), il quindicenne Rodolfo si iscrisse col beneplacito della madre – Beatrice Gabriela Barbin, di origine francese – all’Istituto Nautico di Venezia, ben deciso a preparare gli esami di ammissione all’Accademia Navale di Livorno. Malgrado la buona riuscita negli studi, gli andò male anche stavolta: un centimetro in meno di circonferenza toracica del futuro “Figlio dello Sceicco” e quell’occhio destro lievemente strabico che tanto doveva incantare qualche anno dopo le donne di mezzo mondo gli furono fatali, e ne preclusero per sempre la vita di mare.
Si era però all’inizio dell’estate, e presto arrivò la notte del Redentore; dopo aver bevuto a lungo con i compagni per festeggiare la fine degli esami, il gruppetto non trovò di meglio che salire su un rimorchiatore ormeggiato in Riva degli Schiavoni, che fu messo in moto dai macchinisti e dai capitani in erba. Imboccato il Canal Grande, l’imbarcazione procedette diritta, ma veloce. Un po’ troppo, visto che dopo il Ponte di Rialto, nel curvare, il rimorchiatore fece rovesciare una gondola, rischiando di far annegare la passeggera che vi si trovava in quel momento. Tra tutti (onore al futuro “Cavaliere dell’Apocalisse”), Rodolfo fu il più veloce a rispondere alle invocazioni d’aiuto. Si tuffò e salvò la donna, che aveva romanticamente pensato di trascorrere la “Notte Famosissima” a bordo della tipica imbarcazione veneziana.
“Grazie – disse ella languida al suo salvatore – venite domani all’Excelsior e chiedete di Lady B. Mi troverete asciugata e ben felice di vedervi”. Così avvenne. La giovane vedova, a quanto pare, fu talmente contenta di rivedere il ragazzo che lo tenne con sé per tutta la restante settimana della sua permanenza, iniziandolo – spiega un articolo di un giornale d'epoca – “a tutte le ebbrezze che l’estate mondana offre, a chi ha sterline da sprecare”. Una permanenza lidense, quella di Rodolfo Valentino (pseudonimo che assunse nella scintillante Hollywood in onore delle presunte origini nobili del suo cognome desunte dal padre, appassionato d'araldica), destinata a non lasciare tracce nei registri dell’albergo… Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino