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PORDENONE- La pandemia, con le sue ondate, ha dato un contributo non richiesto. Ma non totalmente determinante, perché qualche problema c'era già prima. E probabilmente ci sarà anche in seguito. Il robot chirurgico in servizio all'ospedale di Pordenone, un gioiello hi-tech da tre milioni di euro arrivato al Santa Maria degli Angeli nel dicembre del 2018, è fondamentalmente sottoutilizzato. E il settore dell'Urologia, branca principale per la quale era stato pensato l'investimento, ha subìto un arresto delle attività con il macchinario da quando il suo principale utilizzatore si è trasferito in un ospedale veneto.
DIFFICOLTÀ
Il robot chirurgico non è vittima solo della pandemia. Oggi, ad esempio, è utilizzato dalla struttura di chirurgia, ma con il contagocce visti i problemi nell'organizzazione delle operazioni. Ma anche nei periodi buoni non si è quasi mai andati oltre la metà delle attività promesse nel 2018, quando il macchinario era arrivato.
LO STOP
Pensato come detto per l'urologia e in particolare per le operazioni legate ai tumori alla prostata, l'uso del robot ha subito un brutto colpo d'arresto quando a lasciare l'ospedale di Pordenone è stato uno dei suoi principali utilizzatori, cioè il professionista dell'urologia in reparto. Il risultato? Ora sono in pochi, in ospedale, i dottori che hanno in mano i corsi e le certificazioni necessarie a maneggiare il gioiello della chirurgia. L'unica branca che può contare su quattro professionisti abilitati è quella della chirurgia generale, ma a questo punto si torna a parlare di Covid e di blocco degli interventi. Con il risultato che spesso il robot finisce metaforicamente in soffitta. Un altro settore che ha sofferto la pandemia è stato quello della Ginecologia.
L'ECCELLENZA
Nel frattempo, l'indirizzo dei piani alti si è almeno smussato. Una lunga concertazione con i migliori chirurghi dell'ospedale di Pordenone ha permesso di comprendere un fatto: il costo superiore legato a un intervento svolto con l'assistenza del robot è compensato e giustificato dai risultati eccellenti che si riescono a raggiungere in termini di salute. E questo soprattutto quando si tratta di portare a termine delicati interventi oncologici, dove la precisione di un macchinario può fare una differenza enorme tra la riuscita e il fallimento dell'operazione chirurgica. Si pensi ad esempio agli interventi che riguardano il colon o il retto. Anche per queste tecniche, i pochi specialisti pordenonesi che possono e sanno utilizzare il robot milionario sono entrati a far parte di una rete che fa capo a uno studio europeo. Un'eccellenza, quindi, che però non ha mai trovato l'intensità di utilizzo per la quale era stata pensata e acquistata. Da ricordare, poi, che la formula del leasing prevede l'acquisto finale del macchinario. Ora che la pandemia è in ritirata, quindi, i professionisti chiedono un deciso cambio di passo.
Il Gazzettino