Il presidente delle case di riposo: «I non vaccinati nelle rsa? Potenziali assassini»

Il presidente regionale delle case di riposo contro i no vax: «Cambino mestiere».
«Le case di riposo sono una cristalleria e il covid è un elefante. In questo contesto, i sanitari che non si vaccinano sono potenzialmente degli assassini». Ci...

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«Le case di riposo sono una cristalleria e il covid è un elefante. In questo contesto, i sanitari che non si vaccinano sono potenzialmente degli assassini». Ci va giù pesante, Roberto Volpe, presidente dell’Unione regionale degli istituti per anziani (Uripa), nei confronti di chi non vuole vaccinarsi pur lavorando a stretto contatto con le persone più fragili. Il ricordo di quei mesi da bollino rosso, in cui il covid era strisciato nelle case di riposo facendo una strage tra gli ospiti, è ancora vivo nella mente di coloro che le strutture le amministrano e, ovviamente, dei familiari delle vittime. Eppure c’è chi punta i piedi: medici, infermieri e oss che, a più di un anno dallo scoppio della pandemia e a 5 mesi dall’inizio della campagna vaccinale, non vogliono vaccinarsi. Ma c’è di più. Circa 60 persone, dipendenti dell’Ulss 1 Dolomiti e di 4 case di riposo del territorio, hanno fatto ricorso contro la lettera con cui il datore di lavoro li invitava a chiarire la loro posizione. E, quindi, a spiegare il motivo per il quale non si erano vaccinati. I 5 giorni di tempo per mettersi in regola sono stati congelati. L’avvocato Andrea Colle, a cui si sono rivolti i 60 ricorrenti, ha fatto leva sull’illegittimità costituzionale del decreto aprile che prevede la sospensione fino al 31 dicembre del personale sanitario che non si vaccina. Ma le strutture, da parte loro, devono attenersi a quanto disposto dal governo e faranno il possibile per far valere le proprie ragioni.


IL BRACCIO DI FERRO
«L’Ulss Dolomiti ha affidato a un legale la tutela della propria posizione in sede giudiziaria – ha spiegato il direttore generale Maria Grazia Carraro – Sono state percorse tutte le strade legittime e possibili per dare la possibilità ai dipendenti di ottemperare alla normativa. Ora si attende fiduciosi la decisione del giudice».
L’APPUNTAMENTO
Prima, tuttavia, ci sarà la discussione fissata per il 25 maggio in Tribunale a Belluno. «Per me – ha commentato il presidente di Uripa – devono cambiare mestiere. Sarà interessante vedere cosa dirà il giudice ma i loro colleghi hanno già perso un ricorso a Belluno quando il provvedimento legislativo ancora non c’era». Per Volpe è necessario riflettere su due punti. Intanto capire che il vaccino non protegge totalmente dal virus ma è nato con l’obiettivo di eliminare gli effetti più gravi dell’infezione. E poi che i soggetti più a rischio – nonostante il vaccino – rimangono sempre gli anziani: «La loro risposta immunitaria è relativa e sono irresponsabili coloro che pensano di rifiutare il vaccino e di continuare a lavorare in ambienti di questo tipo. Nessuno li obbliga. È come se un tassista volesse guidare senza aver ottenuto la patente».
LA RIAPERTURA ALLE VISITE
La posizione del personale sanitario “no-covid vax” stona non soltanto con la fragilità degli ospiti di cui si dovrebbe prendere cura ma anche con lo sforzo delle case di riposo di far ripartire in sicurezza gli incontri con i parenti. «Ci spacchiamo la testa per farli incontrare – si è sfogato Volpe – E poi teniamo dipendenti non vaccinati? Vorrei vedere una presa di posizione da parte di tutti quelli che ci hanno messo sul patibolo per aver chiuso le strutture. È giusto che questi vengano licenziati. Non vuoi vaccinarti? Stai a casa. Continuiamo a combattere per rispettare le linee guida e dall’altra parte magari entra in struttura un oss non vaccinato».
LA CAMPAGNA VACCINALE

Sulla sponda opposta del fiume, rispetto a quella dei no vax, c’è invece una campagna vaccinale che prosegue serrata. L’Ulss Dolomiti, in totale, ha attivato per i cinquantenni 13.465 posti spalmati dall’8 maggio al 9 giugno. Alle 17.30 di ieri, le prenotazioni avevano raggiunto quasi quota 5mila (4.981). Di conseguenza rimangono disponibili 8.484 posti per la categoria dei 50-59enni. Sempre ieri sono stati scoperti 23 nuovi positivi. E sono 31 i pazienti covid ricoverati negli ospedali di Belluno e Feltre.

 

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Il Gazzettino