Rivolta all'ex caserma Serena di Dosson, assolti i tre profughi: «Non fu devastazione». La politica insorge: «Sentenza che fa dubitare»

TREVISO - Condannati tutti e tre, ma solo per sequestro di persona, avvenuto mentre era in corso la rivolta all’ex caserma Serena di Dosson, nel giugno del 2021. Assolti,...

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TREVISO - Condannati tutti e tre, ma solo per sequestro di persona, avvenuto mentre era in corso la rivolta all’ex caserma Serena di Dosson, nel giugno del 2021. Assolti, invece, per la devastazione, il saccheggio e la resistenza a pubblico ufficiale. Il collegio giudicante, presieduto da Iuri De Biasi (a latere Dal Molin e Manca), ha comminato condanne per un anno e otto mesi in capo al 32enne Abdourahmane Signate, senegalese, e al 28enne Mohammed Traore. A due anni per il gambiano 27enne Amadou Toure. La pena è sospesa. Si è concluso così il processo in tribunale a Treviso nei confronti dei tre stranieri, richiedenti asilo. L’accusa, sostenuta dal pubblico ministero Anna Andreatta, aveva chiesto 6 anni e aveva chiesto altresì il riconoscimento delle attenuanti generiche. Mentre gli avvocati difensori Barnaba Battistella, Giuseppe Romano e Martina Pincirolli, presenteranno ricorso in appello, non prima di aver preso visione delle motivazioni della sentenza.


I FATTI
La rivolta era scoppiata quando il personale medico dell’Uls 2 si trovava all’interno del centro per comunicare l’esito dello screening anti Covid effettuato il giorno prima sui profughi. Appena si diffuse la notizia di una positività e si palesò la possibilità di un’altra quarantena, qualcuno fra i migranti aveva reagito con violenza: alcuni operatori della società che gestisce il centro e personale della Usl 2 si rifugiarono in una stanza dove gli immigrati avrebbero impedito loro di uscire con violenze e minacce. Poi arrivò la decisione della forze dell’ordine di intervenire in tenuta anti sommossa per sedare la protesta. Gli imputati, erano accusati di aver anche saccheggiato e devastato l’immobile e di aver bloccato, usando la violenza, gli operatori della Nova Facility che gestiva l’hub insieme al personale medico. Con loro era finito in manette anche Chaka Outtara, ivoriano di 23 anni, che si è però suicidato nel carcere di Verona dove era recluso in regime di isolamento.


I COMMENTI


Il sindaco di Casier, Renzo Carraretto, sbotta: «Sapere che sono tutti assolti per quanto successo all’ex Serena non è un bel segnale. Diciamo che si parte dal presupposto che tutti dovremmo comportarci bene e rispettare quello che non è di nostra proprietà. Lì c’erano teste calde che non è stato facile identificare. Ora cosa possiamo dire? Non è facile sentire che quello che è successo si può giustificare come fosse una cosa del tutto normale». Poi, però, ci tiene a raddrizzare il tiro: «È doveroso, come sempre, rispettare le decisioni della magistratura, che siano piacevoli o meno piacevoli. Sicuramente i giudici avranno le loro motivazioni, che leggeremo tra 90 giorni. Per questo è difficile esprimere un parere». Diretto anche il commento del capogruppo leghista in consiglio comunale, Christian Schiavon: «È una sentenza che lascia l’amaro in bocca. Una giustizia che non segue la massima “chi sbaglia, paga” e che sposa le ragioni di chi aggredisce. Parliamo di persone ospitate, che arrivano anche in maniera clandestina. A parti invertite vorrei capire se un cittadino italiano potrebbe godere dello stesso trattamento in Paesi stranieri». Soddisfazione, invece, per la portavoce del collettivo Django, Gaia Righetto. «Abbiamo raccontato tante volte la storia di Abdourahmane, Amadou e Mohammed. Oggi sono liberi. Sono stati condannati ad una pena che, di fatto, hanno già scontato dato che hanno vissuto tre anni tra il carcere e le misure cautelari. Ora pretendiamo che i responsabili della caserma Serena chiedano scusa e si dimettano». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino