Rivolta dei migranti. Il medico sequestrato: «Mi hanno accerchiato e spinto a terra»

TREVISO - «Abbiamo avuto paura. Una ventina di richiedenti asilo, guidati da alcuni capipopolo, ci hanno accerchiato impedendoci di uscire dall'ex caserma Serena. Si...

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TREVISO - «Abbiamo avuto paura. Una ventina di richiedenti asilo, guidati da alcuni capipopolo, ci hanno accerchiato impedendoci di uscire dall'ex caserma Serena. Si sono schierati davanti ai cancelli. Nei tafferugli sono stata spinta a terra e sono caduta. Il clima stava diventando pericoloso. Non ci è rimasto che rifugiarci nella guardiola con le inferriate alle finestre. Siamo rimasti asserragliati per mezz'ora. Abbiamo messo degli armadi davanti alla porta per evitare che qualcuno riuscisse a entrare. Continuavamo a sentire urla e botte. Poi, per fortuna, le forze dell'ordine sono venute a liberarci creando un cordone di sicurezza per farci uscire». 

Anna Pupo, medico del dipartimento di Prevenzione dell'Usl trevigiana, racconta così i concitati minuti vissuti ieri mattina all'interno dell'hub per richiedenti asilo dell'ex caserma Serena, tra Treviso e Casier. La dottoressa prova a misurare le parole. Ma l'accaduto l'ha scossa. Anche perché la rivolta è partita dal nulla. La task force dell'Usl, composta da due medici e un'assistente sanitaria, si trovava nell'ex caserma per completare il giro di tamponi. Giovedì era stata confermata la positività di un operatore della società che gestisce l'hub: un giovane originario del Pakistan, rientrato in Italia da pochi giorni con i sintomi della malattia, a partire dalla febbre, subito ricoverato nell'unità di Malattie infettive dell'ospedale di Treviso. Inoltre erano stati eseguiti 349 tamponi su tutte le persone che vivono e lavorano nell'ex caserma Serena: 321 richiedenti asilo e 28 operatori. È emersa una nuova positività, questa volta tra i migranti: si tratta di un 34enne proveniente dalla Nigeria, al momento asintomatico, ricoverato anche lui in Malattie infettive. Tutti gli altri sono risultati negativi. 
ACCUSE E MINACCE
La task force dell'Usl ieri era tornata nell'ex caserma per sottoporre al tampone altri nove migranti che il giorno prima erano risultati assenti. E, soprattutto, per spiegare ai due compagni di stanza del 34enne nigeriano che, per precauzione, seppur risultati negativi al tampone, per loro era meglio stare in quarantena per una settimana nell'ospedale di comunità del Covid Hospital di Vittorio Veneto. Dopo alcune perplessità, i due avevano già raccolto i loro zaini e stavano per uscire dalla stanza. È stato a quel punto che è scoppiata la rivolta. «Sono arrivati alcuni capipopolo racconta Pupo che hanno fatto agitare altri richiedenti asilo. È successo tutto improvvisamente. Alla luce della situazione, assieme agli operatori dello stesso hub ci siamo spostati verso l'uscita dell'ex caserma Serena. Ma ci è stato bloccato il passaggio tra il primo e il secondo cancello, che porta sulla strada. Ci sono state urlate contro accuse e minacce assurde. Nel corso dei tafferugli sono stata spinta a terra, sono caduta ma non mi sono fatta nulla. Non era il caso di reagire facendo nascere una colluttazione in quel punto. Per questo abbiamo scelto di ripararci all'interno della guardiola. Fino a quando le forze dell'ordine non sono venute a liberarci».

Oggi verrà completato il giro di tamponi. La task force dell'Usl, però, non andrà nell'ex caserma Serena: questa volta saranno i migranti a raggiungere il centro sanitario della Madonnina di Treviso. 
Mauro Favaro
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Il Gazzettino