Carne di maiale ai detenuti musulmani durante il Ramadan: ecco perchè è scoppiata la rivolta

TREVISO - Una nuova protesta nel carcere minorile. Giovani detenuti di nuovo in fibrillazione ieri mattina, 13 aprile: urla e spintoni agli agenti della polizia penitenziaria,...

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TREVISO - Una nuova protesta nel carcere minorile. Giovani detenuti di nuovo in fibrillazione ieri mattina, 13 aprile: urla e spintoni agli agenti della polizia penitenziaria, entrati in assetto anti-sommossa a sedare i rivoltosi. A meno di 12 ore dall’incendio che ha devastato gran parte della struttura, i “ribelli” sono tornati ad alzare la voce. Sono gli stessi 11 (su 13 reclusi), in gran parte stranieri e alcuni dei quali maggiorenni, che la sera prima si sono barricati in un’ala e hanno dato fuoco a materassi, lenzuola e persino i libri della biblioteca. Anche il pretesto è sempre quello: protestano per il cibo, che non soddisfa le esigenze dettate dal Ramadan. Martedì sera era stata la pizza “negata” ai ragazzi musulmani dopo una giornata di digiuno, a scatenare il caos. Una richiesta che non è stato possibile soddisfare: così quando è arrivata la carne hanno dato fuoco alle polveri. Le violenze sono state placate soltanto dall’intervento della polizia penitenziaria e dei vigili del fuoco, intorno alle 21, che hanno domato le fiamme, scongiurando intossicati e feriti. 

ANCORA TUMULTI
Dopo una notte ad altissima tensione, ieri mattina ci sono stati nuovi scontri. Alle 11 la polizia penitenziaria entra nel carcere in assetto anti-sommossa. Le urla e i disordini si percepiscono distintamente anche oltre le sbarre: «A terra! Non ti girare» - gridano gli agenti della penitenziaria mentre una guardia armata sorveglia il tetto con la mitraglietta appesa al collo. Gli inservienti aspettano in cortile e l’ordine impartito a chiunque si fermi in via Santa Bona Nuova a chiedere informazioni è di allontanarsi. «Siamo ancora in emergenza» - dicono al citofono dalla segreteria, con voce affannata. Due sanitari dell’infermeria entrano nella sezione ribelle, seguiti a ruota da un secondino che in mano ha un fascio di manette. Finalmente torna la calma. 

TRASFERIMENTI E DENUNCE
Nel pomeriggio i detenuti vengono trasferiti verso altre case circondariali tra Campania e Puglia: alle 17 un pullman si allontana scortato dalla polizia penitenziaria. Nessun commento dall’amministrazione, indaffarata a gestire l’emergenza: la direttrice Mariavittoria Fattori ha preferito mantenere il riserbo. Nei confronti dei rivoltosi scatteranno ora le denunce, una volta individuati ruoli e responsabilità. Chi sono tra loro le teste calde che hanno innescato la rivolta a cui i compagni di cella si sono poi aggregati? La presenza di giovani adulti (cioè ragazzi già maggiorenni) potrebbe essere stata determinante nel plasmare attriti e tensioni tra i detenuti e il personale per poi far esplodere la protesta. La lista di contestazioni a carico degli 11 ragazzi rischia di essere molto lunga: di minima le ipotesi di reato potrebbero essere di danneggiamento, incendio, minaccia, resistenza a pubblico ufficiale. Intanto nel penitenziario è in atto la conta dei danni, ingenti. La scena a cui si sono trovati davanti i pompieri e gli agenti della polizia penitenziaria parla di una devastazione totale dell’area. Oltre alle pareti annerite dal fumo, i giovani detenuti non si sono limitati a dar fuoco ai materassi, ma hanno distrutto tutto quello che hanno avuto a tiro, libri compresi, gettandolo poi nel fuoco e alimentando dunque il rogo. 

I DANNI


Il cuore della struttura è stato devastato dall’incendio. Un rogo che ha rischiato di rivelarsi una trappola letale per gli stessi ribelli. Quando il fumo ha completamente invaso l’ala, se non fossero intervenuti subito gli agenti in servizio assieme ai vigili del fuoco i rivoltosi avrebbero potuto restare ustionati, intossicati o rischiare addirittura la vita. La sezione adulti della casa circondariale di Santa Bona non ha avuto alcun danno e i detenuti non sono nemmeno stati spostati dalle loro celle. I ribelli invece sono stati trasferiti in altre carceri minorili, soprattutto in Meridione.
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Il Gazzettino