ROVIGO - Era diventata quasi una leggenda, la nave San Giorgio affondata nel fiume Po da oltre settant'anni. Avvolta da un alone di mistero e curiosità è stata...
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Non è stato un epilogo glorioso quello dell'imbarcazione con l'insegna della "Kriegsmarine", la Marina tedesca al tempo del Reich, nella notte del 12 febbraio 1944: vicenda che ora torna a galla grazie al singolare ritrovamento, fatto con un georadar, da parte di Luciano Chiereghin, da anni "cacciatore" di reperti della seconda Guerra mondiale, e di altri appassionati di storia e archeologia. La fine della San Giorgio vide protagonista il sottotenente di vascello Wienbek con i suoi 52 uomini di equipaggio, in difficoltà per una tempesta e per il mare forte, che decisero di trovare rifugio all'interno del Po non conoscendone, evidentemente, le insidie. Non ci volle molto per incappare in una secca, rendendo inutile il motore da 960 cavalli: la San Giorgio, lunga 54 metri, larga otto per una stazza 363,61 tonnellate, cominciò a inclinarsi su un lato lasciando il tempo all'equipaggio di mettersi in salvo con le scialuppe prima di affondare.
Dimenticata a Punta della Maestra per qualche anno, della San Giorgio addormentata sul fondale affiorava il solo cannone da 76 millimetri posto a prua (a poppa aveva due mitragliere accoppiate da 20 mm). Questo la fece diventare preda di molti pescatori della zona che la depredarono di quanto fosse possibile riutilizzare. Poi il lento e inesorabile sprofondamento nelle sabbie del fiume, fino alla riscoperta recentissima. La San Giorgio venne fabbricata a Trieste nel 1914 dagli austriaci, poi, dopo il primo conflitto mondiale, entrò in forza alla Regia Marina Militare italiana con la sigla F95 ed utilizzata come modesto pattugliatore. Quindi quando i tedeschi ne presero possesso le lasciarono il nome, San Giorgio, santo venerato anche in Germania, riclassificandola come G107.
Della nave venne persa ogni traccia a causa dell'allargarsi e svilupparsi del Delta del Po rubando spazio all'Adriatico e per il conseguente innalzarsi delle sabbie, dovuto all'effetto dell'ingresso, con le maree, del mare nel fiume. Oggi grazie a un pò di memoria storica e a tanta tecnologia Luciano Chiereghin con il suo gruppo è riuscito a ritrovare la San Giorgio ed è pronto a mettere a disposizione della Marina tutto il materiale raccolto per un eventuale recupero. Nessuno si nasconde, comunque, che l'operazione di ritorno alla luce dell'imbarcazione risulta improbabile, per gli alti costi della complessa operazione.
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