Giovanni Bembo, il patrizio ribelle e l'incidente che gli chiuse la carriera

Giovanni Bembo ritratto da Matteo Bergamelli
Giovanni Bembo (1473 - 1545) filologo, viaggiatore e soldato La sua esistenza fu connotata – lui nobile – da una...

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Giovanni Bembo (1473 - 1545) filologo, viaggiatore e soldato


La sua esistenza fu connotata – lui nobile – da una ribellione spesso esplicita verso “l'establishment” veneziano, composto essenzialmente da un corpo nobiliare, dal quale contradditoriamente si allontanò finendo però per cercarne i benefici derivanti dal suo diritto di nascita. Giovanni Bembo viaggiò in fuga dalla guerra ma fece anche il soldato, ed è ricordato oggi soprattutto per la sua raccolta di iscrizioni e per l'amicizia stretta coi maggiori umanisti del suo tempo. Nato nel 1473 da Domenico Bembo e Angela Corner – in una famiglia di origine nobile ma dalle fortune decadute da tempo – potè comunque godere di una educazione di tutto rispetto grazie ai commerci e agli incarichi ufficiali del padre e si formò nelle lettere e nella conoscenza del greco. Inquieto e di animo ribelle (che non sempre gli fece prendere decisioni equilibrate), rimase sempre ostentatamente polemico verso il patriziato cui apparteneva e insofferente verso le regole imposte al suo ceto sociale.

Una prima rottura di queste regole avvenne a Corfù, dove si recò per via del commercio, e dove ventiquattrenne si unì con una ragazza dell'isola, Chiara, una diciassettenne di origini umili. Fu un amore pieno e ripagato, che lo accompagnò per tutta la vita: con la donna, che seppure non essendo formalmente sua moglie ne seguì da quel momento ogni spostamento, ebbe negli anni la bellezza di dieci tra figli e figlie, alcuni morti a pochi mesi dalla nascita. Giovanni Bembo partì dall'isola ionia nel 1499, dopo la caduta di Lepanto in mano turca. Fuggito però da un conflitto finì per imbracciarne un altro, nel quale peraltro Venezia non era nemmeno coinvolta: raggiunta Pesaro dopo un viaggio avventuroso non trovò infatti di meglio che arruolarsi come semplice soldato – gesto decisamente inconsueto e anticonformista per un patrizio del suo rango – nell'esercito col quale Giovanni Sforza si stava preparando ad affrontare l'offensiva di Cesare Borgia, figlio di papa Alessandro VI e fratello di Lucrezia. Alla fine non accadde nulla e l'armata fu sciolta, ma Bembo – dopo aver trascorso l'inverno a dare lezioni di teologia ai frati di Candelara – rimase nelle Marche su insistenza dei pesaresi, che gli chiesero di aprire una scuola. Qui nacque la sua primogenita, Faustina.

Ma da Pesaro dovette partire rapidamente quando cadde effettivamente nelle mani del Borgia ma soprattutto per la morte improvvisa del padre e la successiva minaccia di confisca della casa e della bottega di famiglia da parte della Repubblica, creditrice nei confronti del genitore. Bembo tornò a Venezia, riuscendo a evitare il sequestro, e iniziò a pubblicare alcune sue annotazioni, stringendo rapporti di amicizia con diversi umanisti fra cui Battista Egnazio e Aldo Manuzio. Fu eletto Provveditore alla Giustizia Vecchia ma dopo un mese e mezzo si dimise sostenendo la corruzione del sistema giudiziario che non permetteva la condanna dei nobili. Era il 1505: assunto il comando di una galea mercantile, viaggiò per un anno tra Italia, Nord Africa e Spagna, raccogliendo decine di iscrizioni. 


Tornato a Venezia divenne Avvocato Grande delle Curie di Palazzo. Dopo quasi vent'anni decise di sposare Chiara per poter iscrivere il suo primo figlio maschio Domenico (dopo aver perduto Cornelio a pochi mesi d'età e avendo altre tre figlie, Polimia, Urania e Angela) nel libro d'oro. Nel 1525 Prese il governatorato di Skiathos e Skopelos, dove incappò in un incidente che mise fine alla sua carriera: fece infatti evirare pubblicamente il suo segretario, reo di aver messo incinta la figlia Urania, con una sentenza senza precedenti. Da quel momento il Maggior Consiglio bocciò sistematicamente ogni sua candidatura. Giovanni Bembo si dedicò allora agli studi (e alla famiglia, che vide l'arrivo di Modestino, Giovanni Battista, Prudenzio e Talia). Pubblicò le iscrizioni raccolte nei suoi viaggi e la cosiddetta “Cronaca Bemba”, che descrive fatti fino al 1510 ma che secondo alcuni studiosi riprende in gran parte il lavoro di Daniele Barbaro. Nel 1536 si spensero a pochi giorni di distanza la moglie Chiara e la figlia Angela, quindicenne. Bembo morì a Venezia il 22 settembre 1545.

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Il Gazzettino