Fu fine umanista rinascimentale, poeta, oratore e botanico. Sì, botanico, se è vero come si legge da qualche parte che il suo parco di Murano allora ricca di...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Andrea Navagero non era certo arrivato a quell'incarico per caso: per la sua attività di latinista, assieme alla collaborazione con Manuzio per la cura di opere di Cicerone, Virgilio, Quintiliano, Lucrezio e Ovidio, fu stimatissimo a Roma dove ospite di Baldassarre Castiglione assieme ad Agostino Beaziano fu ritratto con l'amico in un doppio ritratto eseguito da Raffaello Sanzio. Nel 1510 tenne per conto della Repubblica una orazione funebre (oggi perduta) per la regina di Cipro Caterina Corner e nel 1515 ne tenne un'altra per il condottiero Bartolomeo d'Alviano, sotto il quale aveva combattuto per la riconquista di Pordenone. La Serenissima ricorse a lui anche nel giugno del 1521, quando nella sua veste di storiografo ufficiale fu chiamato a pronunciare l'orazione in morte del doge Leonardo Loredan; fu poi nel Consiglio dei quarantacinque che il 6 luglio successivo ne elesse il successore, Antonio Grimani. La sua carriera politica stentò a decollare, ma si concretizzò infine in incarichi di prestigio: fu ambasciatore in Spagna alla corte di Carlo V dopo la campagna vittoriosa degli iberici sui francesi e la ratifica dei capitoli di pace e alleanza tra l'Impero e la Serenissima del 29 luglio 1523; risalgono a questo periodo alcune lettere nelle quali oltre alle relazioni personali emergono interessi economici e culturali, con una attenzione particolare per l'archeologia, la poesia e la letteratura, ma anche per le scoperte geografiche e per le novità naturalistiche e antropologiche che il nuovo mondo portava con sé.. Nel frattempo la sua fama di latinista, complici alcuni suoi altissimi componimenti poetici nella lingua dei classici, si accrebbe moltissimo. Amava la purezza dello stile e adorava Catullo: si racconta che per lo stesso motivo odiasse lo stile di Marziale, che considerava falso ed affettato, e a tal punto detestava la lascivia petulante di quest'ultimo che ogni anno, in un giorno da lui stabilito, sacrificava ai Mani di Catullo un libro di Marziale, bruciandolo.
Il Gazzettino