Vicenza perde 10 milioni per 32 secondi. Il Tar: «Email inviata tardi dal Comune»

Bando perso per mail in ritardo - Foto di moerschy da Pixabay
VICENZA - Avviso per i ritardatari: anche un solo istante in più può essere irrimediabilmente troppo. È il monito che emerge dalla sentenza, depositata ieri,...

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VICENZA - Avviso per i ritardatari: anche un solo istante in più può essere irrimediabilmente troppo. È il monito che emerge dalla sentenza, depositata ieri, con cui il Tar del Lazio ha respinto il Comune di Vicenza contro il ministero dell’Agricoltura e l’agenzia Invitalia nonché nei confronti, tra gli altri, del Mercato agroalimentare di Padova e della Camera di commercio di Venezia e Rovigo. Alla pari di questi altri beneficiari, anche il municipio berico (all’epoca guidato dal sindaco di centrodestra Francesco Rucco) avrebbe voluto ottenere i fondi del Pnrr per riqualificare il proprio ingrosso ortofrutticolo, ma ha perso un bando da 10 milioni perché ha inviato la domanda alle ore 12:00:32, cioè trentadue secondi dopo la scadenza fissata per mezzogiorno.

DIRITTO E FILOSOFIA

Le email potevano essere presentate dalle 12 del 31 ottobre alle 12 del 30 novembre 2022. La pec era però stata spedita, nell’ultimo giorno utile, mezzo minuto oltre il limite. Uno sforamento trascurabile secondo l’amministrazione comunale, convinta che indicando il termine delle ore “12:00”, l’avviso pubblico avesse dato importanza «ai soli minuti, con conseguente irrilevanza dei successivi secondi fino al cinquantanovesimo», altrimenti avrebbe dovuto indicare “12:00:00”. Più che una dissertazione di diritto, per confutare questa tesi è servita una disquisizione di filosofia ai giudici, chiamati a «interrogarsi su quale sia il momento che segna ineluttabilmente il compimento di un termine». Già, qual è? «Ogni termine ha un istante finale, decorso (spirato) il quale il termine è senz’altro maturato», ha premesso il Tribunale. «Occorre quindi individuare – è stato osservato – qual è l’ultimo istante di un termine fissato alle “12:00”. Limitando l’analisi ai secondi, l’ultimo istante è il compimento del sessantesimo secondo successivo allo scoccare delle “11.59”: infatti, essendo un minuto composto da sessanta secondi, le ore “12:00” scoccano quando sono interamente trascorsi i sessanta secondi che “separano” il minuto precedente dall’altro; i successivi secondi, invece, appartengono già a una diversa finestra temporale, che è quella che concorre a formare il minuto che segue». Del resto «è pacifico», com’è evidente ad esempio durante l’attesa per la mezzanotte del 31 dicembre, che «decorsi i sessanta secondi dallo scoccare del minuto “59”, i successivi secondi (dal sessantunesimo in poi) appartengono già al nuovo giorno e concorrono al compimento (esaurimento, maturazione) del primo minuto del giorno successivo a quello preso a riferimento». Morale: niente soldi... 

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Il Gazzettino