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CARCERI/VIGHIZZOLO D'ESTE (PADOVA) - Le urne hanno detto sì: Santa Caterina d'Este s'ha da fare. I sindaci: «La felicità è grande». Un risultato omogeneo e univoco, che non ha lasciato spazio a fraintendimenti. Nei tre seggi - due a Carceri e uno a Vighizzolo - il sì alla fusione ha prevalso nettamente. A Carceri si è recato a votare il 50,2% degli elettori, venti punti comodi sopra il quorum del 30% fissato questa volta dalla Regione a validità del referendum. Dei 708 voti validi, 431 (61%) si sono espressi per dar vita al nuovo Comune. Dinamiche simili nella più piccola Vighizzolo: all'unico seggio aperto, i sì sono stati 321 (62%) e i no 190, su un totale di 516 voti validamente espressi. Complessivamente, il semaforo verde alla fusione è arrivato dal 62,23% dei voti. Un risultato non scontato, considerato che nella comunità di Vighizzolo si era registrato un vivace dibattito sull'opportunità o meno di dare vita a una nuova realtà.
LA PARTECIPAZIONE
Gli elettori, fin dalla giornata di domenica, hanno dimostrato di tenere alla questione: già nel pomeriggio dell'altro ieri entrambi i Comuni avevano superato il quorum del 30%. Le operazioni di spoglio ieri sono state celeri e senza intoppi. Già alle 16.30 era chiaro che il sì era una realtà. Prima a terminare lo scrutinio è stata Vighizzolo, dove il sindaco Ylenia Belluco ha tirato un sospiro di sollievo dopo tanta tensione: «Un grandissimo risultato. Speravamo di riuscire a vincere, ma non era scontato. Diversi gruppi portavano avanti un'idea diversa e c'era un po' di comprensibile timore. L'esito delle urne è una splendida sorpresa». Da gennaio, però, il suo Comune verrà sciolto e la giovane amministratrice cesserà dalla carica: «Un po' di dispiacere c'è, ma ho fatto tutto questo per il futuro del territorio.
Neanche il tempo di stringere le mani ai concittadini e Ylenia Belluco era già a Carceri, percorrendo i 2,3 chilometri che separano il municipio di Vighizzolo da quello del Comune limitrofo. Ad attenderla c'era l'omologo Tiberio Businaro, vecchia volpe della politica locale che, con questo referendum, si era giocato il tutto per tutto. «Siamo sul pezzo - ha commentato a caldo - ora inizia il percorso di costruzione del nuovo Comune. Il primo progetto, già realizzato, era quello di unire le due comunità. Carceri e Vighizzolo non spariranno, rimarranno come località. Sono state loro a far nascere questo figlio, Santa Caterina, e ora bisogna crescerlo insieme».
I PRIMI ADEMPIMENTI
E adesso? La Regione a gennaio varerà la legge istitutrice del nuovo Comune e poi arriverà il commissario, con le prime elezioni amministrative in primavera. Ma in queste poche settimane che ci separano dal 31 dicembre, i due enti dovranno galoppare. Bisogna approvare lo statuto provvisorio di Santa Caterina, che funzionerà non appena il nuovo Comune diventerà realtà. Poi le due amministrazioni devono chiudere i bilanci, stanziare dei soldi per le manutenzioni ordinarie e, nel 2024, redigere il consuntivo delle "defunte" Carceri e Vighizzolo. Questione importante saranno le migrazioni dei database dell'anagrafe e di tutti gli altri servizi. Una ditta è già stata incaricata di seguire la procedura, che porterà ad avere nel 2024 ben tre contenitori: due dei Comuni cessati e uno di quello nuovo. La Regione, per fortuna, mette a disposizione fondi appositi per queste operazioni. Non da ultimo, bisognerà attivare il nuovo sito web di Santa Caterina d'Este e ideare uno stemma provvisorio, che dovrà essere validato dal governo centrale. «Un'idea già c'è - anticipa Businaro - Da una parte c'è l'abbazia e dall'altra il carro, simboli delle nostri comunità».
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