VENEZIA – In quasi 130.000 alle urne del Nordest per le primarie del Partito Democratico. E la maggioranza dei votanti, 86.737 in Veneto e 25.536 in Friuli Venezia Giulia...
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La festività del Primo Maggio ha rallentato le operazioni di certificazione dei dati usciti ufficiosamente domenica sera dai seggi (489 in Veneto e 160 in Friuli Venezia Giulia), tanto che i calcoli definitivi ballano ancora sul filo dei decimali. Ma in buona sostanza la fotografia è chiara. Se a livello nazionale (e al netto delle contestazioni in corso) l’esito ufficiale dice 70,01% per Renzi, 19,50% per Orlando e 10,49% per Emiliano, alle latitudini nordestine i colori sono più sfumati. L’affermazione dell’ex premier, infatti, in Veneto è ancora più marcata (73,14%, con punte del 76,51% a Vicenza e 75,84% a Verona), come peraltro quella di Orlando (21,01%, con il picco di 26,87% a Belluno, dove però Emiliano non correva), a scapito per l’appunto del governatore della Puglia (5,83%, malgrado l’exploit del 15,94% a Rovigo). Invece in Friuli Venezia Giulia, che esprime due degli esponenti di punta dell’area renziana, la vicesegretaria nazionale Debora Serracchiani e il capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato, la vittoria di Renzi si ferma al 66,97% (a Trieste addirittura al 62,59%), a vantaggio sicuramente più del ministro della Giustizia (28,48%, con il record del 30,89% nel capoluogo di regione) che dell’ex sindaco di Bari (4,55%, assente a Pordenone).
Ma per la governatrice friulgiuliana Serracchiani il responso è comunque inequivocabile: «Non è una vittoria “contro” qualcuno, è una vittoria che sprona a riallacciare il dialogo con settori che non si sono sufficientemente sentiti soggetto d’interlocuzione». Aggiunge il triestino Rosato: «Militanti ed elettori riconoscono in lui la persona giusta per guidare l’Italia». L’affluenza è stata la metà di quella rilevata nel 2013, ma nel caso veneto ha doppiato i numeri delle primarie per le Regionali del 2015. Per la senatrice trevigiana Laura Puppato bisogna ripartire da qui: «Il Pd rimane un partito che, pur un po’ ammaccato dall’ultima scissione, è vivo e vitale, unico capace di mobilitare così tante persone per votare le proprie cariche e quindi dare maggiore forza al proprio leader». Ma occorre impegnarsi ancora, secondo il deputato veneziano Andrea Martella, coordinatore nazionale della mozione Orlando: «Le primarie sono state una buona prova di democrazia. Il Pd è l’unico partito vivo, che ha un popolo, ma il calo rispetto al 2013 mostra anche che la capacità attrattiva è scesa. Bisogna lavorare perché il Pd possa essere un partito in cui molti cittadini si ritrovino. E c’è spazio per lavorare assieme». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino