Carenza di personale nella ristorazione. Lo sfogo di una dipendente: «Dopo 20 anni di lavoro io in cucina ancora a 4 euro l'ora»

L'attacco: «La percezione di molti è che il mondo della ristorazione sia come dipinto da Masterchef ma la realtà è diversa»

Carenza di personale nella ristorazione. Lo sfogo di una dipendente: «Dopo 20 anni di lavoro io in cucina ancora a 4 euro l'ora»
PORDENONE - «Maltrattata economicamente». «Non tutelata dal punto di vista previdenziale». «La verità non è sempre e solo quella...

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PORDENONE - «Maltrattata economicamente». «Non tutelata dal punto di vista previdenziale». «La verità non è sempre e solo quella raccontata da chi il lavoro lo offre». Sono toni duri, diretti, quelli della testimonianza (non riportiamo la “firma” per tutelare privacy e posto di lavoro della protagonista) inviata ieri al Gazzettino da una donna residente in provincia di Pordenone. Il tema è caldo: è stato in parte anche al centro della relazione presentata dalla Confcommercio del Friuli Occidentale e riguarda il livello della retribuzione che possono raggiungere gli addetti che si occupano di ristorazione. Secondo l’ufficio studi che ha presentato i numeri, si tratta delle paghe più basse del terziario. Ma lo sfogo della dipendente che ha scelto di scrivere al giornale va ben al di là del semplice e crudo stipendio


La denuncia: «Masterchef non è la realtà»

«La percezione di molti - la lettera inizia così - è che il mondo della ristorazione sia come dipinto da Masterchef ma la realtà è diversa». La premessa però è d’obbligo: non si deve mettere tutto nello stesso calderone. Ci sono datori di lavoro che si assumono tutte le responsabilità e che danno ai dipendenti il massimo della tutela. 
Ma c’è anche un mondo sommerso che vive di contratti a tempo e che giorno dopo giorno si affida a straordinari non pagati e garanzie da fame. «Le vittime non sono i ristoratori ma i poveri dipendenti che sono costretti ad essere assoggettati a queste situazioni».

Tutele economiche e sanitarie

Poi la donna entra nello specifico: «La categoria dei dipendenti che lavora nel settore ristorazione, oltre ad essere maltrattata economicamente non è nemmeno tutelata dal punto di vista della previdenza sanitaria. Il mio medico mi aveva consigliato di stare a casa cinque giorni per curarmi da un’influenza, ma sentendomi in dovere ho preso solamente tre giorni di malattia. Sebbene il quarto giorno stessi ancora male sono tornata a lavoro, per poi scoprire il mese successivo alla consegna della busta paga di avere tre giorni di assenza non pagati, perché nel contratto della categoria i primi tre giorni di malattia non vengono pagati». 

Lavoro, guerra tra due fazioni: datore e candidati

Il settore è alla disperata ricerca di manodopera che però non si trova. Da mesi ormai c’è una “guerra fredda” tra le due “fazioni”: da un lato i datori di lavoro, che puntano il dito contro i giovani troppo pretenziosi; dall’altro i candidati che invece reclamano condizioni migliori e spazio per il tempo libero. Impossibile stabilire chi ha ragione.

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Lo sfogo della dipendente

«Forse i lavori non vengono accettati - prosegue la testimonianza della donna - per le condizioni economiche che i lavoratori sono costretti ad accettare per vivere. E a quel punto un giovane giustamente si guarda attorno. Nel mio caso - prosegue - ho 20 anni d’esperienza nel settore e faccio regolarmente almeno due ore di straordinario al giorno. E la paga è di quattro euro netti l’ora, praticamente da fame. E non si parla solamente di giovani, ma di persone che devono dare da mangiare ai propri figli». 


Tra i comparti con l’imponibile previdenziale più elevato si segnala quello delle attività di produzione di software e consulenza informatica, con circa 4.600 occupati in regione nel 2022 e una media di quasi 32.000 euro. Nelle posizioni più basse ci sono i servizi di alloggio (13.047 euro), pulizia (12.808 euro) e ristorazione (10.750 euro). Si può anche notare che nei settori con le retribuzioni più elevate l’incidenza femminile è, in genere, minoritaria e viceversa (39% nei servizi informatici, oltre il 60% nelle attività alberghiere, della ristorazione e nelle pulizie).

 

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Il Gazzettino