«I miei 80 anni? Ho lavorato al ristorante»: il compleanno di Giacomo Benvegnù, titolare de l'Incontro

«I miei 80 anni? Ho lavorato al ristorante»: il compleanno di Giacomo Benvegnù, titolare de l'Incontro
TREVISO - «I miei 80 anni? Li ho festeggiati lavorando al ristorante. Non è stato un peso, ma una giornata da incorniciare». Parola di Giacomo Benvegnù,...

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TREVISO - «I miei 80 anni? Li ho festeggiati lavorando al ristorante. Non è stato un peso, ma una giornata da incorniciare». Parola di Giacomo Benvegnù, per tutti Giacomino, patron dell'Incontro, il ristorante di Largo Porta Altinia che gestisce da oltre 52 anni, diventato simbolo della ristorazione a Treviso.


Giacomino, come ha iniziato?
«Avevo 15 anni quando iniziai in un bar a Bissuola, per passare al Gambero Rosso a Mestre; poi quella che è stata la vera scuola della ristorazione e dell'accoglienza: Villa Condulmer a Mogliano. Quindi esperienze a Losanna, Saint Moritz, fino al Danieli a Venezia. Assolto il servizio militare, a Lignano e anche a Jesolo, da Alfredo in largo Tempini».


A Villa Condulmer l'incontro con i fratelli Arturo e Pierino Filippini.
«Già, lì nel 1959 conobbi Piero e il 2 agosto 1970, dopo esperienze varie, abbiamo aperto l'Incontro con il battesimo di Alfredo Beltrame. Si ascoltava musica, si ballava, si degustava. Oggi la clientela è alla seconda e terza generazione. Un successo oserei dire. E all'Incontro io diventai Giacomino, e Piero Pierino. Una vita lavorativa assieme, fino alla scomparsa nel 2016».


In 50 anni la cucina è cambiata?
«Certamente perché è cambiato il modo di vivere: i piatti hanno una preparazione più attenta. Meno grassi, nuove presentazioni, ma sempre attenti alla scuola avuta da giovane. Sa, la cucina della tradizione è come la minigonna, sempre di moda, mai superata».

Ci sono piatti nati all'Incontro ancora oggi in menù e sempre richiesti dai commensali?
«Certo, come gli spaghetti alla sbrisolona, i raviolini, il fegato alla veneziana o alla perigordina (con uva e grappa, ndr), il rognone trifolato, la cotoletta alla milanese, il piatto della casa che varia in base alla stagione cioè con radicchio, formaggio, straccetti di manzo o con asparagi e funghi, la trippa alla parmigiana, la suprema di faraona (con uva e prosecco), i risotti, i risi e bisi in stagione. E nel periodo delle vigilie e di magro, i bigoi in salsa e il baccalà. Guai far marcare queste pietanze o piatti magari rivisitati».


Il giorno del compleanno era al lavoro.
«L'ho passato con i miei clienti a pranzo e a cena; tanti sono passati per un saluto, tanti messaggi sono arrivati da tutta Italia da affezionati clienti e amici, come quelli del governatore del Veneto Luca Zaia, del prefetto, del sindaco Mario Conte; tanti medici e clienti hanno chiamato da Germania, Francia, Malta, Canada, Stati Uniti. Quanta gente, quanta soddisfazione! Voglio, salute permettendo, arrivare ai 90 anni. Abbiamo l'esempio dell'intramontabile Arrigo Cipriani e gli insegnamenti di Alfredo Beltrame, grandi maestri. Poi ho sempre portato rispetto e ho ricevuto rispetto da tutti».


Nessun rimpianto?
«A parte gli anni che passano velocemente, nessuno. Ripercorrerei la stessa strada. Questo lavoro è faticoso ma bello e davanti ti passa il mondo intero. Quindi zero rimpianti».


E nel giorno di chiusura?


«Giardinaggio e golf, il mio sfogo di una settimana lavorativa. Il golf è nato in me vent'anni addietro dopo un intervento alla spalla e vissuto come terapia riabilitativa ed ancora oggi il mercoledì è il giorno sacro dedicato al golf». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino