BELLUNO - Rissa ieri mattina, sabato 1 agosto, al Prix di Belluno. Erano circa le 13.30 quando il mancato rispetto delle distanze di sicurezza ha fatto saltare la mosca al naso a...
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IL PROTAGONISTA
«Mi trovavo in fila alla cassa - racconta l'uomo da cui è partita la chiamata alle forze dell'ordine - era il mio turno e stavo sistemando i prodotti nel nastro scorrevole. Avevo la mascherina ed ero stato attento a rispettare le distanze dalla persona in coda davanti a me». L'uomo si era recato al supermercato il sabato all'ora di pranzo, erano circa le 13.30, ed era da solo. Attento alle norme anticontagio e rispettoso della prassi delle distanze, aveva prestato attenzione a non entrare in contatto con gli altri clienti. Ma il giovane in fila dietro di lui non è sembrato altrettanto ligio. È stato l'atteggiamento poco rispettoso ad accendere la miccia. «Dietro di me c'era un giovane di circa 25 anni e con la mascherina addosso - racconta - mi sono innervosito quando ho visto che mi stava attaccato senza rispettare le distanze, mi toccava addirittura e aveva fretta di poggiare la sua spesa sul nastro senza darmi il tempo di completare la mia operazione». È bastato far presente al ragazzo il dovere di rispettare le norme e invitarlo ad allontanarsi un pochino per far scattare la rissa.
LA CONFUSIONE
Alla risposta del giovane, che suonava come non mi rompere, i toni si sono accesi e dalle parole presto i due sono passati alle mani. Nella confusione del momento sono volati pacchi e pacchetti, si sono rotti barattoli e, insomma, è stato impossibile non attirare l'attenzione degli altri clienti del market. Alla fine, capita la brutta piega assunta dalla discussione, l'uomo ha chiamato i carabinieri e, scusandosi, ha proposto di pagare tutti i danni: «Io volevo pagare, ma il personale del Prix mi ha detto di no, che non c'erano problemi e la cassiera ha anche testimoniato su quanto accaduto. I carabinieri mi hanno chiesto se volevo presentare querela e ho risposto di no, così ha fatto anche l'altro. Ha provato a negare tutto davanti alla pattuglia, ma a testimonianza c'erano, oltre alla cassiera, anche le telecamere. Per me la vicenda è conclusa, ma quando mi hanno invitato a dargli la mano in segno di pace mi sono rifiutato». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino