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Veneto, quasi 40mila posti di lavoro in più nel 2021, quasi tutti a tempo determinato (+ 38.500). Il rimbalzo c'è ma tornano le incertezza dovute alla recrudescenza della pandemia e ai problemi di produzione complicati dal caro energia. E i livelli d'assunzione del 2019 sono ancora lontani.
«Il 2021 è stato per il mercato del lavoro veneto l'anno della ripartenza, anche se è evidente che si tratta in buona parte di un effetto rimbalzo rispetto a un anno molto difficile quale è stato il 2020 - afferma l'assessore regionale del Veneto Elena Donazzan, che nei giorni scorsi ha incontrato i sindacati proprio per fare il punto sulle nuove emergenze produttive complicate dall'inflazione galoppante e dalle difficoltà di fornitura - ma non può esserci crescita dell'occupazione senza un sistema economico solido e senza un adeguato potere d'acquisto delle famiglie. Da questo punto di vista il 2022 desta molte preoccupazioni. Lo spropositato rincaro di energia e gas e del costo delle materie prime cui stiamo assistendo rischia di mettere in ginocchio le nostre imprese ancora più della pandemia e l'aumento dell'inflazione sembra destinato ad accompagnarci a lungo. Il Governo mantenga alta l'attenzione anche su questi temi. Bisogna intervenire in fretta».
L'anno scorso si è chiuso con un saldo tra assunzioni e cessazioni di 39.700 posti di lavoro in più, a fronte dei + 26.000 registrati nel 2019 e dei 12.800 persi nel 2020. Il numero di assunzioni è stato però inferiore del 9% rispetto a due anni fa, soprattutto a causa delle restrizioni Covid dei primi 4 mesi. «Anche a dicembre si è confermata la tendenza positiva degli ultimi mesi, con assunzioni superiori a quelle registrate nell'analogo periodo del 2019 (+ 5%) e un saldo che seppure negativo, come normale in questo periodo dell'anno - osserva la Bussola di Veneto Lavoro - è stato comunque migliore rispetto a due anni fa (- 9.700 contro - 11.100 posizioni lavorative) e interamente attribuibile alla chiusura dei rapporti a tempo determinato».
Il calo di domanda di lavoro sul 2019 è diffuso con picchi del 30% di assunzioni in meno nell'occhialeria e del -22% nel turismo.
PICCHI NEGATIVI
Segno meno, tra gli altri, anche per concia (-17%), commercio (-10%), tessile-abbigliamento (-9%) e servizi alle imprese (-9%).
Le cessazioni sono state complessivamente 500.000 (-11%), ma aumentano le dimissioni, effetto forse della ritrovata dinamicità del mercato e quindi di nuove offerte (il problema di trovare addetti specializzati denunciato spesso ultimamente dalle imprese). Licenziamenti economici dimezzati in confronto a due anni prima, ma neppure lo sblocco definitivo del 31 ottobre, dopo quello parziale del 30 giugno, sembra aver provocato terremoti: da luglio sono stati circa 9.400 rispetto ai 16 mila del 2019. Dal 23 febbraio 2020 di inizio pandemia a oggi, il bilancio occupazionale è positivo in Veneto per 17 mila posizioni lavorative. Il numero complessivo degli occupati, dipendenti e indipendenti, è in linea con quello del 2019 grazie anche alle misure di sostegno messe in atto dal governo. I lavoratori dipendenti sono calati del - 3% e restano poco sopra 1,5 milioni. Calano di poco anche i lavoratori indipendenti, soprattutto artigiani e commercianti (rispettivamente - 2,1% e - 1,9%).
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Il Gazzettino