Fondo di Solidarietà, niente rimborsi al capoluogo, la Lega: «È colpa del Pd», ma Barbisan: «Persi 9 milioni»

IL CONTENZIOSO Nel 2015 una delegazione di 44 comuni trevigiani decise di fare ricorso al Tar contro la ripartizione del Fondo di solidarietà. Dopo sei anni hanno vinto davanti al Consiglio di Stato
TREVISO  - A Ca’ Sugana non arriverà un solo euro dal maxi rimborso deciso, in via definitiva, dal Consiglio di Stato a favore di quei 44 comuni trevigiani che...

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TREVISO  - A Ca’ Sugana non arriverà un solo euro dal maxi rimborso deciso, in via definitiva, dal Consiglio di Stato a favore di quei 44 comuni trevigiani che nel 2015 hanno presentato e vinto il ricorso contro la ripartizione del Fondo di Solidarietà ottenendo la restituzione di 24 milioni di euro. Treviso deciso di non aderire a quell’iniziativa. E adesso non può fare altro che da spettatrice. Al comune capoluogo venne chiesto di fare da capofila della protesta, ma dopo una riflessione l’amministrazione allora guida da Giovanni Manildo decise che era meglio soprassedere. Treviso quindi passò la mano, convita che quel ricorso al Tar non avrebbe portato a niente e che, anzi, sarebbe stato uno spreco di risorse tra avvocati e carte bollate. Altri comuni di centrosinistra invece aderirono. E adesso che quella battaglia è stata vinta, a Treviso volano i coltelli. La Lega, che nel 2015 fece fuoco e fiamme in consiglio comunale per tentare di far cambiare idea al sindaco, mette nel mirino la vecchia giunta: «Per colpa loro Treviso ha perso 8 o 9 milioni di euro».


L’ACCUSA
Durissimo il capogruppo Riccardo Barbisan: «Treviso non si ritrova nulla per colpa del Pd - sbotta - nel 2015 l’allora sindaco di Treviso Manildo non avviò il ricorso contro lo stato perché il Pd di Treviso non voleva dare fastidio al Pd di Governo». In realtà dalla segreteria provinciale dei Dem filtra un’altra versione: il Pd lasciò la scelta ai sindaci, liberi di decidere se procedere col ricorso o meno. Infatti comuni come Cappella Maggiore, allora guidato da Maria Rosa Barazza oggi presidente dell’Unione dei comuni, decise di procedere. Ma Barbisan non molla: «I servi del Partito democratico Manildo e Gazzola hanno sottratto ai cittadini trevigiani risorse per 8-9 milioni di euro, secondo stime prudenziali, non partecipando al ricorso contro lo Stato sulla ripartizione del fondo di solidarietà comunale del 2015. “Tanto non li prenderemo mai” fu la risposta dell’assessore dell’epoca. Nulla di più sbagliato. A poco valsero le nostre richieste in consiglio comunale all’epoca. Lo stesso accadde a Vittorio Veneto. Oggi ci troviamo con 8-9 milioni di euro in meno per i cittadini trevigiani». Barbisan parla di logiche politiche e chiude con una sferzata: «Aver penalizzato i cittadini per lisciare il pelo ai potenti dell’epoca non è tanto e solo una questione di incapacità ma una gigantesca questione morale».
LA DIFESA

Manildo e Gazzola, interpellati, hanno preferito non rispondere per approfondire. A replicare è invece Roberto Grigoletto, che di quella giunta era vicesindaco. Non entra in dettagli tecnici, anzi lascia la patata bollente nelle mani dell’ex collega Gazzola: «L’ex assessore Gazzola, presumo, saprà replicare puntualmente al consigliere Barbisan. Avrà avuto all’epoca delle motivazioni valide. Presumo. E delle valutazioni altrettanto appropriate. In ogni caso ricordo a Barbisan che non tutte le decisioni sono oggetto di approvazione da parte della Giunta comunale». Grigoletto difende però la buonafede di Manildo: «Posso solo garantire che l’ex sindaco Manildo di una cosa, per carattere proprio, non pecca, quello di essere un adulatore dei potenti e un esponente della corrente del servo encomio. Escludo quindi scelte politiche. Se poi non siano state azzeccate le previsioni tecniche, ripeto, bisognerebbe chiederlo a chi le ha formulate. Ciò detto, tutti possono sbagliare. Chi non è mai stato in Giunta come Barbisan può permettersi il contrario». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino