Appello del sindaco di Trecenta ai colleghi: «Facciamo fronte comune»

In questa località del comune di Trecenta sarebbero state scaricate oltre 7mila tonnellate di rifiuti tossici
ROVIGO -  Il 20 marzo a Venezia si terrà l'udienza preliminare dell'indagine sul traffico illecito di rifiuti della Direzione distrettuale antimafia, che vede...

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ROVIGO -  Il 20 marzo a Venezia si terrà l'udienza preliminare dell'indagine sul traffico illecito di rifiuti della Direzione distrettuale antimafia, che vede individuati come parti offese, fra gli altri, la Regione Veneto, la Provincia di Rovigo e 19 Comuni polesani, a cominciare da Trecenta e Giacciano con Baruchella, ma anche Arquà, Badia Polesine, Bergantino, Canaro, Canda, Castelmassa, Castelnovo Bariano, Costa, Fratta, Gaiba, Melara, Occhiobello, Pincara, Salara, San Martino, Stienta e Villadose. Antonio Laruccia, sindaco di Trecenta, sul cui territorio, in un terreno privato in località Corbottolo, fra il 27 febbraio e il 17 marzo del 2014 sarebbero state portate ben 7.732 tonnellate del conglomerato cementizio preconfezionato incriminato, con almeno 318 viaggi, ha inviato a tutti i colleghi dei territori colpiti dalle vicende, una lettera per invitarli a fare fronte comune, spiegando di aver ricevuto l'11 febbraio l'avviso della possibilità di costituirsi parte civile e lanciando la proposta di sottoscrivere una convenzione per nominare un difensore comune, rendendosi «disponibile ad assumere il ruolo di capofila».


 



Al momento, però, nulla si è mosso, ma qualcosa potrebbe nascere la prossima settimana. «La lettera è partita mercoledì spiega Laruccia . È presto per tirare le somme. Dai segnali che ho ricevuto, però, sembra che ci sia un buon riscontro. In ogni caso il Comune di Trecenta si costituirà parte civile, indipendentemente dalle decisioni altrui». Intanto si stanno muovendo le associazioni ambientaliste. L'avvocato Matteo Ceruti, che le assiste in svariati processi, spiega di essere già in contatto con alcune «per valutare quali azioni intraprendere. Quello che sorprende - sottolinea Ceruti - è che ancora una volta il Polesine, secondo quello che emerge dalle indagini, sarebbe stato individuato come vittima predestinata di traffici di rifiuti. E che, ancora una volta, ad essere colpito, sia il terreno agricolo: servirebbe una riflessione anche nel mondo dell'agricoltura su questi fenomeni che trovano un terreno fertile a causa della fragilità economica, ma anche per una diffusa mentalità. Oltre al fatto che ancora una volta si ripropone il tema della carenza dei controlli e dei meccanismi di protezione e prevenzione, di fronte a fenomeni ricorrenti di criminalità ambientale». FRONTE AMBIENTALISTA Intanto, Legambiente Veneto, attraverso il proprio presidente Gigi Lazzaro, fa sapere di avere tutta l'intenzione di chiedere la costituzione di parte civile: «Sicuramente questa indagine conferma che c'è più di qualcosa che non va, anche e soprattutto dal punto di vista normativo. E questo mette in crisi tutto il sistema dell'economia circolare che è invece un modello virtuoso». Anche il Wwf interviene sulla vicenda, ampliando però l'orizzonte della propria riflessione: «In questi giorni abbiamo appreso che Rovigo può vantare il secondo posto in Italia nel poco edificante podio delle città più inquinate d'Italia in una pianura padano veneta che è risaputo essere tra le aree più inquinate al mondo. Contemporaneamente abbiamo appreso di istanze di apertura di nuovi impianti zootecnici, del raddoppio della discarica di Sant'Urbano, quasi si pensasse che tutte queste cose non abbiano alcuna relazione fra loro. Con la ciliegina di 8.500 tonnellate di ceneri ai metalli pesanti sparse illegalmente nelle campagne di 19 Comuni polesani: l'impressione forte che emerge è che nel nostro territorio, come in molti altri in Italia che pagano il conto di essere realtà di provincia dimenticate, la situazione sia decisamente sfuggita di mano». F.Cam. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino