Caporalato e sfruttamento, al setaccio il mondo dei rider: tutti i controlli in regione

Un rider alla consegna
PORDENONE - Hanno interessato anche Pordenone i controlli dei carabinieri per la tutela del lavoro finalizzati a “individuare forme di sfruttamento lavorativo realizzato...

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PORDENONE - Hanno interessato anche Pordenone i controlli dei carabinieri per la tutela del lavoro finalizzati a “individuare forme di sfruttamento lavorativo realizzato attraverso la cessione delle credenziali di accesso alle piattaforme di food delivery per l’esercizio dell’attività di rider», come si legge in una nota del comando dell’Arma. In città le verifiche hanno riguardato due punti di ritrovo e dieci rider: saranno le indagini ancora in corso ad accertare se le posizioni lavorative dei dieci fattorini in bicicletta sono regolari o meno. Ma il segnale è più che chiaro: i controlli, che hanno toccato pure Udine e Trieste, proseguiranno anche nella nostra regione per contrastare il caporalato digitale. Anche perchè finora nel Paese sono state scoperta dai carabinieri 92 cessioni illecite di account.


L’OPERAZIONE


L’attività rappresenta l’evoluzione delle verifiche avviate dal Nucleo carabinieri ispettorato del lavoro di Milano unitamente alla polizia Locale del capoluogo, nel settembre del 2019, a seguito del coinvolgimento di alcuni ciclofattorini in incidenti stradali a Milano anche mortali. Sono stati fatti controlli a campione su strada dei rider per “acquisire informazioni sull’orario di lavoro, modalità di retribuzione, mezzi utilizzati, condizioni d’igiene e sicurezza ed altro, vista la mancanza di qualsivoglia tutela e quindi non riconosciuta riconducibilità dell’incidente ad infortunio sul lavoro”. Nel corso dei controlli eseguiti a Milano tra luglio e ottobre 2022 per verificare l’effettivo e perdurante rispetto da parte delle piattaforme degli obblighi a loro imposti, è emersa l’esistenza di nuove forme di “caporalato digitale” attraverso l’illecita cessione di account. Con la pandemia, la prolungata chiusura degli esercizi commerciali e le restrizioni adottate, si è registrata una crescita esponenziale dell’utilizzo dei servizi di delivery tramite applicazioni telematiche dedicate, trasformando di fatto i rider in lavoratori essenziali. Le piattaforme di App delivery hanno quindi reclutato telematicamente un numero considerevole di nuovi rider. Ed è stato in questo “nuovo ed atipico scenario lavorativo” che il Nucleo carabinieri ispettorato del lavoro di Milano ha accertato l’esistenza e lo sviluppo di numerosi episodi di cessioni di account con l’intermediazione di manodopera tra il proprietario dei dati di account e l’effettivo prestatore di manodopera. Gli account sarebbero registrati sulle piattaforme anche (e spesso) tramite l’utilizzo di documenti falsi e, successivamente ad avvenuto accreditamento, ceduti al rider che materialmente effettua la prestazione previa trattenuta di una quota percentuale del guadagno giornaliero da parte del caporale”. Ci sono poi le numerose problematiche connesse ai veicoli utilizzati per il trasporto che dovrebbero essere conformi alla normativa di riferimento avere le caratteristiche per espletare il servizio.


I NUMERI


Nel corso dei controlli, i carabinieri hanno individuato su “strada” e in particolare in ben 225 Hot Spot preventivamente censiti in tutto il paese (luoghi ove i rider si ritrovano in attesa di ricevere gli ordini) 1.609 ciclofattorini; verificato la presenza del fenomeno della cessione di account trasversalmente sull’intero territorio nazionale, concentrato soprattutto nel centro-nord Italia: su 823 lavoratori stranieri controllati, 92 sono risultati in cessione di account per una percentuale pari all’11,2%. Sono state accertate 23 prestazioni lavorative fornite da persone irregolari sul territorio nazionale e avviate le verifiche su oltre 1500 rider sull’effettivo assoggettamento dei lavoratori a tutti gli obblighi in materia di sicurezza ed igiene. È stato controllato anche un minore che lavorava in cessione di account che è stato riaffidato al genitore. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino