OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
TREVISO - Tre euro a consegna, disponibilità illimitata e un sacco di chilometri. Senza alcuna tutela. Le storie di rider e foodracer che ieri hanno manifestato in piazza Duca D'Aosta per vedersi riconosciuto un contratto di lavoro, sono tristi fotocopie. «Da 2 anni e mezzo faccio il rider -spiega Luca (nome di fantasia) 21 anni- Le nostre condizioni sono via via peggiorate: hanno cominciato a pagarci sempre di meno a ordine, nonostante le distanze fossero aumentate. Oggi la zona di Treviso è molto grande: va da Lancenigo a Nerbon, da Castagnole a Canizzano, e noi la percorriamo in bicicletta. Recentemente è stato introdotto il free login. Significa che non abbiamo le sessioni orario divise, è tutta una grande sessione. Ci fanno credere di avere maggiore libertà, in realtà è l'azienda a guadagnarci. Prima se io lavoravo un'ora avevo un minimo di stipendio, adesso veniamo pagati solo a cottimo».
I PROBLEMI
In mezzo c'è stato il Covid. «Tutto è stato riorganizzato, e la cosa frustrante è che oggi io prendo meno della metà, facendo più ore: ci sono molti meno ordini perchè tutti i rider sono spalmati.
Maestra precaria a 5 euro l'ora: «L’ho fatto per i bimbi», il ministero condannato a risarcirla
TANTE STORIE
Marco (nome di fantasia) è invece un foodracer, una tipicità di lavoratore molto diffusa nella Marca. Porta il cibo a domicilio con la propria auto. La sua paga si aggira sui 1100 euro lordi per 10 ore di lavoro al giorno, da cui vanno tolti almeno 300 euro per la benzina e altri 300 che corrispondono alla rata del leasing per il mezzo. «Se ci facciamo male o facciamo un incidente non c'è indennizzo, non abbiamo contributi. Prendo da 3,50 a 5 euro a consegna: in 30 giorni oscillo dai 950 ai 1200 euro lordi. Lavoro 7 giorni su 7, da un minimo di 6 a 11 ore con il coprifuoco». Marco chiede di aprire un dialogo chiaro con Foodracer. Cgil e Nigil hanno raccolto le storie di questi precari per cercare di mettere in campo un'azione congiunta di pressione nei confronti delle aziende. «Abbiamo deciso di dare un segnale, creare questo presidio per fare in modo che i rider si avvicinino al sindacato a seguito dell'accordo siglato con una delle aziende» conferma Samantha Gallo, referente provinciale Cgil. «La volontà è parlare con le piattaforme per una tutela di queste figure, che hanno caratteristiche diverse e diverso possibile inquadramento» conclude Rossana Careddu, segretario generale Nidil Treviso. (e.f.) Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino