Class action del sesso: le lucciole ricorrono contro l'ordinanza Bitonci

Class action del sesso: le lucciole ricorrono contro l'ordinanza Bitonci
PADOVA - Si sono messe insieme. Dando vita a una sorta di "class action" del... sesso. Con un obiettivo: annullare la sanzione da 500 euro che si sono viste infliggere sul...

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PADOVA - Si sono messe insieme. Dando vita a una sorta di "class action" del... sesso. Con un obiettivo: annullare la sanzione da 500 euro che si sono viste infliggere sul marciapiede.


Hanno presentato ricorso al sindaco, chiedendo appunto la revoca della multa, 21 lucciole a cui gli agenti della polizia Municipale hanno elevato la contravvenzione sulla base dell’ordinanza, firmata dallo stesso Massimo Bitonci, che vieta l'attività di prostituzione su strada nel caso in cui, per le circostanze, le modalità e le forme con cui si svolge, offenda la pubblica decenza: in pratica i vigili intervengono nel momento in cui vedono donne discinte con atteggiamenti inequivocabili. Inoltre, il provvedimento del primo cittadino impone che le lucciole, una volta fermate, vengano sottoposte alla confisca del denaro guadagnato durante la serata.

Dal 27 febbraio scorso, giorno in cui è entrato in vigore il provvedimento, le sanzioni sono state 200: praticamente i verbali risultano essere un centinaio al mese. Ebbene, ventuno prostitute hanno deciso di "consorziarsi" e di affidare alla stessa mano la stesura della contestazione della sanzione: a dimostrazione del fatto che hanno trovato un’intesa, c’è una prova incontrovertibile e cioè che i ricorsi sono tutti uguali, a parte, ovviamente, le generalità di chi li ha presentati. Si basano su inesattezze formali. Cavilli, quindi, ma in fotocopia. Anche un cliente ha contestato la sua multa.

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Il Gazzettino