Il Comandante Generale dell’Arma ricorderà i militari uccisi a Peteano

Il Generale di Corpo d’Armata Tullio Del Sette
SAGRADO (Gorizia) - Domani, martedì 31 maggio, alle 10, a Peteano, una frazione del comune di Sagrado, il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Generale di...

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SAGRADO (Gorizia) - Domani, martedì 31 maggio, alle 10, a Peteano, una frazione del comune di Sagrado, il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Generale di Corpo d’Armata Tullio Del Sette sarà presente, insieme alle massime autorità regionali e provinciali, militari, civili e religiose, alla commemorazione del 44° anniversario della strage in cui persero la vita tre carabinieri. La cerimonia prevede la lettura della commemorazione dell’accaduto, la deposizione delle corone d’alloro e un momento di raccoglimento con la recita della Preghiera del Carabiniere, nel ricordo del sacrificio compiuto dai tre militari. Oltre al Comandante Generale Del Sette, per i Carabinieri presenzieranno anche il Comandante Interregionale “Vittorio Veneto”, Generale di Corpo d’Armata Carmine Adinolfi, il Comandante della Legione Friuli Venezia Giulia, Generale di Brigata Vincenzo Procacci, il Comandante Provinciale di Gorizia, Tenente Colonnello Antonino Minutoli e il Comandante della Compagnia di Gradisca d'Isonzo, Capitano Marco Quercigh.

 
La strage di Peteano è un atto terroristico tristemente noto. Era il 31 maggio del 1972 quando a Peteano, una località della provincia di Gorizia, appunto, persero la vita tre uomini dell'Arma dei Carabinieri: il brigadiere 31enne Antonio Ferraro e i carabinieri Donato Poveromo (33 anni) e Franco Dongiovanni (23 anni). Rimasero gravemente feriti anche il tenente Angelo Tagliari e il brigadiere Giuseppe Zazzaro. La strage, che si ricorda anche come la “trappola di Peteano” fu compiuta dal reo confesso Vincenzo Vinciguerra, da Carlo Cicuttini e Ivano Boccaccio. Fu una trappola perché i militari furono attirati da una chiamata anonima giunta alla centrale operativa di Gorizia dei carabinieri che indicava una Fiat 500 con due buchi sul parabrezza; nell'aprire il cofano dell'auto si innescò un micidiale meccanismo che fece esplodere la vettura, uccidendo i tre militari.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino