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ERACLEA - Lui giovane carabiniere di Trento spostato in una piccola località turistica come rinforzo estivo, lei bella ragazza di Eraclea. I due si piacciono, si innamorano, si fidanzano. Un rapporto che prosegue per due estati. Lei rimane incinta e il sogno d’amore svanisce: lui ritorna nella sua Trento e non riconoscerà mai quella bimba. Sono passati ben 24 anni e ci è voluto un Tribunale, ma alla fine la ragazza può dire di avere “ufficialmente” un papà. Ora l’uomo dovrà riconoscere alla giovane un assegno di mantenimento, stabilito in 150 euro al mese, quindi al pagamento di 45mila euro a titolo di risarcimento del danno (probabile che la parte lesa si opporrà ritenendo l’importo troppo basso rispetto a quello che ha dovuto subire, in termini di danni materiale e morali) e a rifondere le spese legali per circa 8mila euro. L’azione era stata avviata, attraverso lo studio legale dell’avvocato sandonatese Alessandro Filippi, per volontà della stessa ragazza con lo spirito di vedersi finalmente riconosciuto un diritto: quello di avere una mamma ed un papà. La mamma l’ha sempre amata e per la figlia ha sempre fatto qualsiasi cosa, anche se non ha potuto soddisfare ogni necessità, come il desiderio di proseguire con gli studi universitari; il papà, invece, era qualcosa di astratto, conosciuto ma non ufficiale.
Il padre non riconosce la figlia
La vicenda ha inizio nell’estate di 26 anni fa, quando il giovane carabiniere (ora in quiescienza) originario di Trento, viene spostato a Eraclea, per il servizio estivo.
Test del Dna
E così decide di affidarsi ad un legale. Una trafila non semplice, non agevolata neppure dall’atteggiamento dell’uomo che si rifiuta, di fatto, di procedere con l’esame del dna (trova delle scuse per non presentarsi al centro di Brescia); cosa che finisce per diventare una sorta di conferma della paternità. II giudice, messi assieme tutti gli elementi, decide: ora la ragazza ha un papà.
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