VENEZIA - Il tremendo omicidio di ieri sera a Mestre riporta alla memoria un altro fatto di cronaca che scosse la città molti anni fa. Il protagonista in negativo è...
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Quella notte del 31 maggio del 1973 l’allarme fu dato alle 2: in rio di San Polo un motoscafo in legno della Guardia di Finanza stava bruciando. Era un incendio doloso, e i mezzi delle Fiamme Gialle si mossero a pattugliare i canali. Alle 2.40, un “ranger” lungo nove metri, partito dalla Stazione Navale della Giudecca con tre uomini a bordo, che stava passando sotto il ponte dell’Accademia, in Canal Grande, fu centrato da un blocco di travertino, pesante una trentina di chili, gettato dal ponte. Alberto Calascione, 25 anni, un ragazzo di Pozzuoli, crollò sui comandi: morto sul colpo, con il cranio frantumato; accanto a lui Vincenzo De Stefano, 29 anni, ebbe un braccio rotto e restò menomato; rimasto illeso, il tenente Carmine Scarano, 28 anni, riuscì a fermare il natante “impazzito”.
Un’ora dopo, gli uomini della Squadra Mobile prelevavano a casa Riccardo Torta, detto “Ricky”, 25 anni, un gigantesco ragazzone biondo, di ottima famiglia, emergente nel giro del contrabbando di tabacco; poche ore dopo, toccava al suo luogotenente, Giampaolo C., 21 anni.
Il Gazzettino