Fondi neri all'estero, prime condanne: confiscati immobili per 300.000 euro

Uno degli immobili confiscati
PADOVA - I Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Padova hanno confiscato beni immobiliari, per un valore di circa 300 mila euro, in esecuzione della sentenza...

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PADOVA - I Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Padova hanno confiscato beni immobiliari, per un valore di circa 300 mila euro, in esecuzione della sentenza del Tribunale di Padova nell’ambito della vasta indagine (Operazione UANES) coordinata dalla Procura della Repubblica di Padova che nel maggio dell’anno scorso aveva portato all’arresto di 6 soggetti per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio internazionale di denaro proveniente da reati tributari. La completezza degli elementi di colpevolezza raccolti nel corso delle indagini hanno infatti indotto due dei principali indagati a chiedere il patteggiamento, che si è poi perfezionato con la condanna a due anni e nove mesi per l’italiano di 53 anni, M.R.S., e a tre anni e sei mesi per lo svizzero di 59 anni A.D. 

I BENI CONFISCATI. Sono quindi stati definitivamente acquisiti a patrimonio dello Stato un appartamento ed una villetta, con relative pertinenze, oltre a un terreno edificabile siti nel comune di Trescore Balneario nella bergamasca. Stesso epilogo anche per 3 terreni agricoli siti presso Cenate Sotto, sempre in provincia di Bergamo. Entrambi i soggetti condannati erano residenti in Svizzera.
IL MECCANSIMO ESCOGITATO. Dal territorio elvetico si adoperavano per offrire servizi finalizzati a riciclare il denaro costituito da provviste illecitamente accumulate all’estero da cittadini italiani e provenienti dalla commissione di reati prettamente fiscali commessi sul territorio nazionale. Ad uno di loro, A.D. di nazionalità svizzera, spettava il compito di procacciare i clienti bisognosi di rientrare in possesso delle somme di denaro detenute presso gli istituti elvetici e che per la gravità dei reati commessi non avrebbero potuto far rientrare legalmente in Italia facendo ricorso alle varie procedure di collaborazione volontaria con il fisco. 

Anche l’altro soggetto italiano, M.R.S., di professione broker e fiduciario, costituiva il punto di riferimento dell’organizzazione in Svizzera ove manteneva i contatti con la clientela. Tutti i clienti detentori delle provviste illecite in territorio elvetico, avvalendosi dei servizi offerti dall’organizzazione oggetto di indagine, aprivano conti correnti speculari in Croazia o in Repubblica Slovacca e successivamente trasferivano i fondi a Dubai, giustificando la transazione come pagamento di fatture, risultate riferirsi ad operazioni inesistenti, emesse dalle società costituite negli Emirati Arabi da altri membri dell’organizzazione. Da Dubai i contanti, in apparenza ripuliti, venivano poi inviati con un corriere specializzato nel trasporto di valori in Svizzera e restituiti ai clienti, al netto di una provvigione, attraverso il cittadino svizzero condannato. Il giro di clienti ricostruito dalla Guardia di Finanza di Padova conta oltre 200 soggetti e i flussi di denaro riciclati ammontano a oltre 120 milioni di Euro. 
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Il Gazzettino