Ricercatori studiano il mistero della forma quadrata dell’isola Buon castello

CHIOGGIA Sulla conformazione dell’isola stanno studiando i ricercatori dell’università di Udine
CHIOGGIA - Un gruppo di ricercatori e studenti del Dipartimento politecnico di Ingegneria ed Architettura di Udine, coordinati dal docente di Tecnica e pianificazione...

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CHIOGGIA - Un gruppo di ricercatori e studenti del Dipartimento politecnico di Ingegneria ed Architettura di Udine, coordinati dal docente di Tecnica e pianificazione urbanistica Piero Pedrocco è sbarcato all’Isola del Buon castello che si trova dirimpetto alla riva del Lusenzo di Sottomarina. Gli studiosi lo valuteranno in funzione delle potenzialità urbanistiche. Si tratta di un luogo pressoché mai esplorato con criteri scientifici.


Grazie all’approccio rigorosamente accademico, potrebbero dunque emergere tracce di un mistero come la singolare forma grosso modo rettangolare che parrebbe mal conciliarsi con gli effetti delle correnti lagunari sempre tendenti a formare isole caratterizzare da forme tondeggianti ed allungate.

Ce ne sarebbe quanto basta, insomma, per lasciar presumere che l’isola fosse stata modificata dalla mano dell’uomo ed arginata, seppur sommariamente, in un’epoca assai antecedente rispetto a quella in cui furono redatte le prime antiche mappe tuttora consultabili che la raffigurano praticamente così come appare ancora ai giorni nostri. Le carte in questione risalgono ai primi secoli del secondo millennio. Comunque sia, da documenti risalenti alla stessa epoca risulta che essa ospitava un deposito adibito alla raccolta del sale tratto da una salina adiacente, appartenente ai Benedettini il cui convento principale si trovava sull’isola di san Giorgio, a Venezia. I frati vi disponevano anche di una cantina per la conservazione del vino. Nei più antichi atti, l’isola risulta indicata come “Post castellum”, forma successivamente volgarizzata in Pocastello; quindi, in Buon castello.

«Con tutta probabilità – spiega lo storico Luciano Bellemo – non vi sorgeva alcun fortilizio vero e proprio. Riteniamo piuttosto si fosse trattato di una sorta di torretta adibita al controllo dei lavoratori e dei commercianti che arrivavano da Chioggia, attraverso un ponte in legno esistente da tempo immemorabile. Fu eliminato nel 1298 per esigenze difensive, ricostruito parzialmente in pietra e nuovamente abbattuto dopo la guerra di Chioggia, tra Veneziani e Genovesi (1378 – 1381)». La Repubblica veneta rinunciò ad un’ulteriore ricostruzione per rendere quasi impossibile l’eventuale avanzata di eserciti nemici approdati con le navi dal mare, verso la città. Da allora, l’isola rimase per secoli quasi del tutto inutilizzata. Vi ha sede solamente un cantiere nautico. Fino a qualche decennio fa, qualche ortolano la coltivava alla meno peggio accontentandosi di ricavarne raccolti magrissimi, a causa dell’assoluta mancanza di acqua dolce.


L’attuale banchina, realizzata dal consorzio Venezia nuova, risale ad una ventina d’anni fa. Precedentemente, la sponda dell’isola più misteriosa di Chioggia, sotto il profilo storico, appariva sommariamente protetta con pietrame di scarto.
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Il Gazzettino