Ricatto hot on line a 50 ragazze: studente 23enne accusato di 54 reati

Ricatto hot on line a 50 ragazze: studente 23enne accusato di 54 reati
FOSSO' - Cinquantaquattro reati per una cinquantina di vittime. Di tutto questo dovrà rispondere Andrea Zuddas, il ventitreenne studente di Informatica...

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FOSSO' - Cinquantaquattro reati per una cinquantina di vittime. Di tutto questo dovrà rispondere Andrea Zuddas, il ventitreenne studente di Informatica all’Università di Padova, residente a Fossò, già condannato a febbraio a due anni e quattro mesi di carcere per tentata violenza sessuale ai danni di una ragazzina che lui aveva adescato su internet e che, dietro una serie di pesanti pressioni da parte dello studente, gli aveva inviato delle sue foto ad altissimo contenuto erotico.

IL NUOVO FILONE
Zuddas sarà di nuovo di fronte al giudice dell’udienza preliminare di Venezia, Gilberto Stigliano Messuti, che si dovrà pronunciare sulla richiesta di rinvio a giudizio spedita all’ufficio del gup dal pubblico ministero veneziano Elisabetta Spigarelli, che nel nuovo faldone ha inserito le vecchie denunce arrivate una volta che sul caso era stata fatta luce, unendole alle nuove, depositate negli scorsi mesi. 
Sempre identiche le modalità di aggancio da parte dello studente del Bo, che su Facebook aveva creato un personalissimo specchietto per le allodole con l’apertura di pagine internet dal titolo “Ragazze per concorsi”, “Taggo gente bellissima”, “La Sfida delle Foto”, “Giadaautoscatti concorsi”.
GLI SCATTI 
A quelle pagine le aspiranti modelle avevano inviato delle fotografie ammiccanti, alcune in pose che poco spazio lasciavano all’interpretazione, con la promessa di partecipare, ben presto, a concorsi di bellezza: un gioco quasi divertente, all’inizio. Ma che ben presto aveva preso una brutta piega. Con il passare del tempo infatti il gestore di quelle pagine aveva alzato le proprie pretese, scendendo nello specifico con le richieste. E chi rifiutava, o si mostrava indecisa sul da farsi, si trovava faccia a faccia con frasi che suonavano come vere minacce, seguite da offese personali che avevano trasformato quell’iniziale gioco in un incubo da cui era diventato quasi impossibile uscire. 

Le accuse sono di violenza privata, detenzione e produzione di materiale pedopornografico, introduzione abusiva in sistema informatico: in alcuni casi, infatti, i profili privati di Facebook di alcune delle minorenni sarebbero stati violati, con la pubblicazione di frasi offensive e con la pubblicazione di materiale sconveniente con l’effetto di screditarle pubblicamente, di metterle in difficoltà. Mentre all’orizzonte si profila un terzo filone, nato da altre decine di denunce. 
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Il Gazzettino