Virus. ​Contagiati sul posto di lavoro: in Veneto già 4mila denunce all'Inail

Gli uffici giudiziari si preparano ad affrontare una valanga di denunce, cause civili e di lavoro in relazione a persone contagiate da coronavirus e ai conseguenti danni sofferti,...

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Gli uffici giudiziari si preparano ad affrontare una valanga di denunce, cause civili e di lavoro in relazione a persone contagiate da coronavirus e ai conseguenti danni sofferti, da semplici lesioni alla morte. Che il contenzioso possa essere di enormi dimensioni lo fanno presagire i primi dati forniti dall'Inail fino al 15 maggio: 43.399 le denunce di infortunio sul lavoro a seguito di Covid-19 (il 23 per cento del totale degli infortuni), di cui l'8,7 per cento in Veneto, pari a poco meno di 4mila casi da inizio anno, concentrati tra marzo e aprile. Ma non basta: ai casi di persone che hanno contratto il virus per motivi di servizio, si aggiungeranno gli esposti di chi ritiene di non aver ricevuto cure adeguate, oppure lamenta la carenza delle necessarie cautele per evitare il contagio in ospedale o in strutture protette, come le residenze per anziani. Su questo fronte le prime azioni legali sono già iniziate da parte di familiari di defunti. La questione è di tale attualità che la Scuola di formazione della magistratura ha già organizzato tre giornate di approfondimento (svoltesi la settimana scorsa), durante le quali sono stati analizzati sia gli aspetti penali che quelli civili e giuslavoristici, nel tentativo di tracciare linee guida ai giudici che, tra breve, dovranno iniziare a pronunciarsi sulle prime questioni.

 

Contagio, la responsabilità dei titolari

I datori di lavoro sono i più preoccupati, in quanto potrebbero essere chiamati a rispondere dell'eventuale contagio contratto dai propri dipendenti, sia in sede di pagamento del danno differenziale (quello non coperto dall'Inail) sia in sede penale: le notizie di decessi e malattie superiori ai 40 giorni vengono trasmesse in automatico alle Procure per i necessari accertamenti. Ovviamente il riconoscimento di una responsabilità a carico del datore di lavoro non è automatica; anzi, al contrario, chi dimostrerà di aver adottato le idonee misure di prevenzione ne sarà tenuto indenne. Nei corsi di formazione dei magistrati si è parlato di dolo e colpa grave come unici profili di responsabilità a carico dei datori di lavoro. Ma molti casi dovranno comunque passare attraverso indagini e accertamenti giudiziari. La Procura di Venezia si è già messa al lavoro, anche se non esistono ancora dati precisi, a causa dei ritardi nella registrazione dei fascicoli in arrivo per la mancanza di personale. «In sede civile, ove vige il principio del più probabile che non, l'eventuale responsabilità avrà maggiori probabilità di essere accertata - spiega l'avvocato Guido Simonetti - Sarà necessario provare che l'omessa o inadeguata predisposizione delle cautele ha assunto un rilievo causale, quale condizione necessaria, dell'insorgenza dell'infezione».
 

Dipendenti infettati al lavoro in Veneto

A precisare che il contagio da coronavirus, verificatosi in occasione di attività lavorativa, debba essere trattato dall'Inail come un infortunio sul lavoro, è l'articolo 42, comma 2, del decreto legge n. 18 del 17 marzo 2020 (il cosiddetto decreto Cura Italia, convertito con modificazioni nella legge 24 aprile 2020 n. 27).

I dati forniti dall'Inail sono interessanti: il 71,7 per cento degli oltre 43mila contagiati dal coronavirus sul posto di lavoro sono donne e l'età media è di 47 anni, ma dei 171 decessi connessi a contagio sul lavoro, registrati al 15 maggio, l'82,5 per cento riguarda uomini, di età media 59 anni. Gran parte dei casi di infortunio si concentra al Nord ovest (55, 2 per cento, di cui il 34,9 nella sola Lombardia); seguito da Nordest (24,7 per cento, di cui il 10 per cento in Emilia Romagna), dal Centro (12 per cento), dal Sud (5,9 per cento) e dalle isole (2,2 per cento). Il 99 per cento delle denunce riguarda la gestione assicurative di industria e servizi, con prevalenza del settore della sanità e assistenza sociale (72,8 per cento), seguito dall'amministrazione pubblica (9,2). Le professioni maggiormente interessate dal contagio sul posto di lavoro sono i tecnici della salute (42 per cento delle denunce, l'84 per cento delle quali relative ad infermieri) seguiti da operatori socio sanitari (21,6) e medici (11,4).

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Il Gazzettino