La Resistenza di nonna Teresa. I nipoti vogliono ricostruire la sua storia

Teresa Colosso era bidella a Fossà di San Donà
SAN DONÀ - Ha dato un contributo alla lotta di Liberazione meritando un riconoscimento dell’esercito inglese, ma la traccia del suo operato si è perso...

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SAN DONÀ - Ha dato un contributo alla lotta di Liberazione meritando un riconoscimento dell’esercito inglese, ma la traccia del suo operato si è perso nelle pieghe della storia. Neppure i familiari ne erano al corrente e vorrebbero capire quale sia stato il suo impegno per l’esercito alleato, contattando l’ambasciata o l’esercito britannico. La protagonista è una sandonatese che aveva lavorato come bidella nella frazione di Fossà. A tentare di ricostruire quanto accaduto ora, è la nipote Denis Pavan, 66enne, che nei giorni scorsi ho trovato un documento mentre riordinava le carte di famiglia. «La nonna Teresa Colosso (1899-1981) nel 1945 aveva ricevuto un riconoscimento dall’esercito inglese». Il certificato indirizzato a “Colosso Teresa fu Federico” è firmato dal comandante delle forze alleate nel Mediterraneo, il generale inglese Harold Alexander.

«Nonna Teresa aveva lavorato come bidella nella scuola elementare di Fossà – racconta la nipote - Allora era una stanza della parrocchia. Abitava in via Campiello, una stradina vicino all’argine del canale Grassaga, essendo una zona abbastanza isolata forse aveva dato rifugio a soldati e paracadutisti». La sua era stata una vita intensa. «Era una donna con un carattere forte e insieme umile – continua – a noi nipoti non aveva mai spiegato la collaborazione prestata agli alleati. Nella casa a Fossà aveva cresciuto anche me e i miei fratelli Roberto e Ugo. Mio nonno Gioacchino era morto 39enne per una malattia. E prima di noi aveva cresciuto le quattro figlie: Erminia, Adelina, Luigia e Bruna. Quest’ultima, mia mamma, è l’unica ancora in vita, era rimasta orfana a 5 anni. Nonna Teresa era una delle poche donne che sapevano leggere e scrivere nella frazione e molte famiglie della zona andavano a trovarla per le lettere ai parenti al fronte. Ho chiesto a lei la motivazione del riconoscimento ma non ricorda. La memoria vacilla avendo 95 anni, ma è probabile che non lo sappia, una volta non si era soliti tornare su certe vicende. Tra l’altro mio padre Bruno Pavan, originario di Musile, era stato partigiano. Vorrei condividere questa storia con la città, il sindaco Andrea Cereser e, se il caso, fosse portata a conoscenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella». Anche il presidente del comitato della frazione Domenico Paolantonio spiega che tutta la comunità è interessata ad approfondire questo aspetto della storia locale legata alla Liberazione.

 

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Il Gazzettino