Treviso. L'amica le dona un rene. Gigliola, barista felice: «La mia nuova vita grazie a Sara»

L'amica le dona un rene. Gigliola, barista felice: «La mia nuova vita grazie a Sara»
TREVISO - «Sono tornata a vivere per un grande gesto d’amore fatto da una mia amica che, oggi, sento vicina come una sorella». Gigliola Barlese, di Maserada,...

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TREVISO - «Sono tornata a vivere per un grande gesto d’amore fatto da una mia amica che, oggi, sento vicina come una sorella». Gigliola Barlese, di Maserada, è l’involontaria protagonista della nuova rubrica varata dal sindaco Mario Conte sui suoi social e centrata tutta sulle buone notizie. Qualche giorno fa è arrivato il messaggio di una donna trevigiana, Sara, che raccontava di aver donato un rene a un’amica gravemente malata: «Cinque anni fa ho donato un rene ad una mia amica - ha raccontato - esperienza bellissima che rifarei altre 100 volte se potessi. Ho la fortuna di essere una persona sana: un po' di coraggio e tenacia ci vogliono, perchè il percorso per arrivare al trapianto è durato un anno e mezzo. Tante persone potrebbero fare quello che ho fatto io. La mia amica sta bene perchè ha ricevuto ma io sto meglio perchè ho donato». Una storia toccante, emozionante. Un ricordo riemerso a distanza di anni che ha colpito anche Gigliola, che quel rene lo ha ricevuto. E grazie a quell’atto d’amore è tornata a vivere.

Rene donato da una amica

Gigliola oggi lavora in un bar a Vascon. È felice e in salute, anche se deve controllarsi e prendere regolarmente farmaci. Ma nulla in confronto al destino che l’avrebbe attesa senza quell’incredibile gesto arrivato da un’amica d’infanzia. «L’intervento finale è stato fatto il 12 aprile del 2019 - racconta - ma prima di arrivarci io e Sara abbiamo dovuto sottoporci a un anno e mezzo di visite accurate seguite dal centro Trapianti di Padova. Io soffrivo di una malattia congenita dalla nascita che mi procurava gravi problemi renali. A un certo punto mi erano rimaste solo due opzioni: un trapianto o la dialisi. Sinceramente, per me andare in dialisi avrebbe significato morire veramente. I medici avevano subito escluso l’ipotesi di un trapianto da familiari. Allora ho avuto l’idea di lanciare un appello ai miei amici sui social». L’appello, nel 2018, fece molto clamore e venne ripreso da un po’ tutti i media.

 

La compatibilità per il trapianto

E non passò molto tempo prima che qualcuno si facesse avanti: «Si offrirono in tre, ma la compatibile è risultata Sara che aveva letto il giornale e visto i tg. Si è subito creato un rapporto speciale. Siamo state insieme per un anno e mezzo tra un vista e l’altra. Eravamo in stanza assieme anche prima dell’intervento. L’unico suo pensiero era “e se non funziona?”. C’erano il 50% delle possibilità, ma è andato tutto bene. Io ho cambiato vita, lei superati i postumi dell’operazione, non ha avuto più problemi». È rimasto anche un legame fortissimo: «Prima eravamo amiche ma, dopo tutto quello che abbiamo passato, posso dire di aver guadagnato una sorella. E ancora oggi, ogni 12 aprile, ci ritroviamo assieme per festeggiare». Come sorelle. 

 

 

 

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Il Gazzettino