TREVISO Un viaggio emozionante nell’arte, nella carriera ma soprattutto nello sguardo dell’”ultimo uomo che dipinse il cinema”. È un doveroso...
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LO SGUARDO
Prodotto in collaborazione con Sky Arte, Berta Film e Red Velvet), “L’ultimo uomo che dipinse il cinema” non è un semplice documentario rivolto solo ai collezionisti o ai cinefili doc, ma un invito a scrutare cosa si nasconde dietro un manifesto che, magari, ci ha spinto a entrare in un cinema o a voler vedere un film. Casaro ha infatti creato manifesti cinematografici per autori come Bertolucci, Argento, Huston, Coppola, Lelouch, Leone, Fassbinder e Tornatore, decretando spesso il loro successo con i suoi cartelloni.
LA CARRIERA
Nato a Treviso nel 1935, Casaro ha realizzato, nel corso della sua lunga carriera, migliaia di opere. Curiosamente il maestro sarà giovedì proprio al Cinema Corso, il multisala di proprietà della famiglia Amadio, per la quale, per la prima volta, sperimentò la sua arte: Casaro iniziò quasi per gioco nel disegnare le locandine dei film che passavano al Cinema Garibaldi di Treviso in cambio dell’ingresso gratuito alle proiezioni. Poi si trasferì a Roma e nel 1955 aprì il suo studio a Cinecittà. Nel 1965 ottenne il primo successo internazionale grazie a poster e locandine diffusi in tutto il mondo per il film “La Bibbia” prodotto da Dino De Laurentiis: i suoi poster arrivarono a Hollywood. Bencini racconta Casaro attraverso i kolossal e i film di “genere” o “di serie B”, come i peplum, i western all’italiana, che hanno trovato in lui uno straordinario comunicatore. Tanto che Quentin Tarantino, che adora quel tipo di cinema, ha chiamato Casaro lo scorso anno l’ha chiamato a realizzare dei manifesti vintage da utilizzare in “C’era una volta a... Hollywood” (candidato agli Oscar).
L’HOBBY
Il film è il mio hobby, il mio hobby è il mio mestiere, il mestiere è la mia vita, e la mia vita è un film» racconta Renato Casaro nel trailer de “L’ultimo uomo che dipinse il cinema”. Nel film svelerà così la sua tecnica pittorica, realizzando dal vivo alcuni manifesti famosi: si vedranno gli schizzi preliminari, i bozzetti originali, le fotografie di scena. Non mancheranno le testimonianze di collezionisti, critici e personaggi del mondo cinematografico italiano che hanno lavorato con lui, che raccontano non solo i particolari e le dinamiche creative e commerciali di determinati manifesti di successo, ma anche del periodo d’oro del cinema italiano, con i suoi risvolti artistici e sociali. Attraverso questa storia si racconta quello che ha rappresentato il cartellone cinematografico nell’Italia del dopoguerra e si riflette sul mondo del cinema di quel periodo e sul valore artistico del manifesto. Un film frizzante e raffinato, che accompagna dolcemente lo spettatore in questo mondo così vicino e allo stesso tempo così lontano. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino