Remo Anzovino, che stoccata contro il governo: "Chiudere i teatri? E' il sonno della mente"

Il pianista Remo Anzovino
PORDENONE E UDINE - Si dice perplesso, sconcertato. Ma si sente che in...

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PORDENONE E UDINE - Si dice perplesso, sconcertato. Ma si sente che in realtà è arrabbiato, deluso. La frustrazione del mondo della cultura ieri è stata racchiusa tutta nel messaggio diffuso dal pianista e compositore Remo Anzovino. «È a tutti noto che il nuovo Dpcm ha sostanzialmente sospeso le attività, perché ha chiuso i teatri, i cinema, i luoghi di pubblico spettacolo. Voglio, rispetto a questo fatto, dire la mia opinione: sono – per usare un eufemismo – veramente molto perplesso. Rimango perplesso, sconcertato, riguardo a questa decisione perché penso che tradisca una delle cose che ha caratterizzato il nostro Paese nella storia dell’umanità, cioè la nostra grande tradizione giuridica. Il fatto cioè che nel nostro paese ci siano stati alcuni tra i più grandi giuristi di sempre. La capacità di un giurista, cioè di chi scrive le leggi è sempre stata quella e dovrebbe essere quella di saper contemperare gli interessi in gioco. In questo caso gli interessi in gioco sono il diritto alla salute, ma anche il diritto e la tutela alla salute mentale. La salute mentale è molto importante perché pensare che un governo possa senza una motivazione razionale, considerati i dati oggettivi che riguardano l’epidemia e i contagi nei luoghi di pubblico spettacolo (cioè dati pari a zero, i luoghi più sicuri si sono dimostrati i pubblici spettacoli). Ecco non saper contemperare un interesse fondamentale, cioè che la gente ha assolutamente il bisogno di andare a cibare la propria mente a teatro, ai cinema, nelle sale da concerto, perché non si può vivere chiusi in casa ad ascoltare dalla mattina alla sera i virologi che snocciolano dati e infondono, senza alcuna volontà, soltanto una sensazione di paura e di terrore. Questo porterà semplicemente le persone a non vivere più. Se vi ricordate, dal momento del lockdown e fino alla sua fine la narrazione è stata quella di dire ai cittadini che avremmo dovuto imparare a convivere col virus. Ecco, convivere vuol dire vivere con qualcosa, con qualcuno. Non vuol dire smettere di vivere a causa del virus. Questo mi lascia perplesso e voglio senza alcuna polemica in qualche modo evidenziare nel gesto politico del nuovo Dpcm di chiudere i teatri e i cinema, una mancanza di cultura giuridica. Incapacità cioè di contemperare gli interessi in gioco. Chi scrive le leggi lo dovrebbe sapere fare e in qualche modo: è lì per quello. Perché di fronte a una difficoltà la cosa più semplice è scegliere sempre la via più facile. Cioè spegnere la mente delle persone, e attraverso quello i tantissimi lavoratori che sono alla fame, completamente alla fame. Un comparto enorme dal punto di vista produttivo, che è quello dello spettacolo, e portarli semplicemente alla deriva. Sia il pubblico, sia i lavoratori dello spettacolo. Questo è importante, che ognuno di voi lo faccia capire attraverso i propri canali, i propri social. Far capire che c’è bisogno assolutamente di aprire i teatri per la salute mentale di tutti, perché sono i luoghi più sicuri, i luoghi dove non ci si contagia. So che il Teatro Rossetti di Trieste ha deciso semplicemente di sospendere tra le altre cose il mio concerto, quindi verrà annunciata a breve la nuova data. Spero che il messaggio sia soltanto un breve arrivederci e che ci ritroveremo tutti presto dentro al teatro per godere della musica, dell’arte del teatro e in questo modo riuscire ad abbeverare le nostre menti di bellezza e a riuscire ad ampliare sempre i nostri orizzonti, che in questo momento ci paiono abbastanza ristretti. Grazie».

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Il Gazzettino