Le Regole rinunciano all'affitto delle vette, troppi rischi di dover rispondere di danni

Le Regole d'Ampezzo rinunciano all'affitto delle vette dolomitiche
CORTINA D'AMPEZZO - Alle Regole d'Ampezzo non interessa più l'affitto delle montagne che circondano la conca. Non è stato pertanto rinnovato il contratto...

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CORTINA D'AMPEZZO - Alle Regole d'Ampezzo non interessa più l'affitto delle montagne che circondano la conca. Non è stato pertanto rinnovato il contratto che durava da oltre trent'anni, fra Regole e Demanio dello Stato, scaduto il 31 ottobre. Il motivo è presto detto: evitare grane. È troppo alto il rischio di dover rispondere, di essere chiamate in causa, nell'eventualità di incidenti o danni, che dovessero accadere sulla Tofana o alla Croda da Lago, sul Cristallo o sul Sorapis. A darne notizia è Ciasa de ra Regoles, il foglio bimestrale con cui l'antica istituzione informa i consorti regolieri della sua attività.

IL PATTO
L'accordo con il demanio comprendeva una grande estensione di territorio, circa seimila ettari di montagne, rocce, ghiaioni: in pratica tutta la parte improduttiva, al di sopra dei boschi e dei pascoli, che invece sono di proprietà regoliera. Le Regole chiesero e ottennero di affittare le montagne dallo Stato per difenderle meglio da eventuali assalti speculativi, per garantire una migliore tutela ambientale. Accadde qualcosa di simile con la nascita del Parco naturale regionale delle Dolomiti d'Ampezzo, istituito il 22 marzo 1990: allora l'area protetta fu affidata in gestione alle Regole, seppure istituzione di diritto privato. Fu un caso unico, motivato proprio dalla riconosciuta capacità delle Regole di gestire e amministrare il proprio territorio. Negli anni le pressioni dello Stato sulle Regole sono divenute sempre più forti, tanto da rendere necessaria una polizza assicurativa, per coprire i danni che si dovessero verificare a terzi, nelle aree montane. Furono minacciate responsabilità delle Regole per eventuali crolli o frane. Episodi di questo tipo si stanno verificando con frequenza crescente, a causa del riscaldamento globale e dello scioglimento del permafrost, il ghiaccio profondo e antico, che fa ancora da collante alle ghiaie e alle rocce.

I PERICOLI


Basta ricordare qualche episodio, dal crollo della Trephor, nel gruppo delle Cinque Torri, avvenuto nel giugno 2004, ai numerosi distacchi di rocce nella zona del Castelletto, all'imponente frana lungo il versante nord della Piccola Croda Rossa, ai boati che si sentivano sino a valle, per i crolli di picchi rocciosi dal Sorapis, in una zona dove è tuttora interdetto il passaggio. Eventi simili sono frequenti in tutte le Dolomiti: la scorsa estate suscitarono scalpore le immagini del crollo di un campanile di roccia sulla Croda Marcora, sopra San Vito di Cadore. Lo stesso Parco d'Ampezzo ha chiuso alcuni sentieri in montagna, ritenuti pericolosi: gli anni scorsi al Col Bechei, l'estate passata a Ra Vales, verso la Tofana Terza. Nel contratto di affitto, inoltre, non era data facoltà all'affittuario di intervenire in alcun modo, né di realizzare opere di mitigazione del rischio. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino