BELLUNO - «Facile criticare, ma qui manca un protocollo condiviso». Il popolo della slackline esce allo scoperto e risponde a tono ai detrattori. Respinge al mittente...
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«Manca ancora un protocollo uniforme per chi pratica in montagna – fanno sapere in una nota a firma comune “Le Lepri” di Misurina, ”Slackline Bologna”, “Slackline Torino” e la “Slackline Toscana” che radunano tutti gli appassionati di questa disciplina in Italia - In molti casi sono state avvisate le compagnie di elicotteri e di elisoccorso locali, ma sempre in maniera informale, data la mancanza di una vera e propria procedura specifica da seguire. Le associazioni di tutta Italia si stanno comunque impegnando per sensibilizzare gli amanti di questa disciplina ad avvertire sempre almeno gli enti locali prima dell’installazione di una slackline e agiscono in buona fede per continuare a poter svolgere questa meravigliosa attività».
La questione era nata alla fine dello scorso dicembre dopo che qualcuno aveva tirato la fettuccia tra la Gusela e la Schiara a oltre duemila metri da terra. Subito le critiche di Fabio Bristot (ex presidente del Soccorso alpino) a cui si erano uniti, nei giorni successivi, il Suem 118, l’ente Parco e lo stesso assessore regionale alla sanità Luca Coletto. Nessuna demonizzazione, invece, da parte del Soccorso alpino e dell’alpinista Mauro Corona che aveva invitato a non mettere «divieti assurdi».
Le associazioni di slackliner invitano così alla calma. Tragedie non ce ne sono mai state. «Sono parecchi anni che vengono attrezzate delle fettucce su tutto il territorio italiano e non è mai stato creato alcun problema – spiegano -. Le critiche nascono sempre facilmente, ma incidenti non se ne sono mai verificati fino ad ora, né in Italia né nel resto del mondo, dove questa attività viene praticata fin dagli anni ‘80». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino