Registrato di nascosto in caserma l'arresto: il giudice assolve l'imputato

Il giudice Rodolfo Piccin
PORDENONE - Un arresto per resistenza registrato di nascosto con il telefonino nella caserma dei carabinieri. Una storia giuridicamente ingarbugliata, che ha portato Marius...

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PORDENONE - Un arresto per resistenza registrato di nascosto con il telefonino nella caserma dei carabinieri. Una storia giuridicamente ingarbugliata, che ha portato Marius Cosman, 31 anni, romeno che vive a Oderzo, a difendersi in Tribunale per oltraggio a pubblico ufficiale e resistenza. A gettare dubbi sulla ricostruzione della Procura è stata proprio la perizia sulla registrazione fatta la notte del 10 maggio 2015: 100 pagine che lo stesso pm aveva chiesto al giudice di trascrivere. Ed è sulla base delle contraddizioni emerse da quella registrazione rubata che ieri il giudice Rodolfo Piccin ha assolto l'imputato dall'oltraggio perchè il fatto non sussiste e dalla resistenza perchè non costituisce reato.


Ci saranno code penali? Difficile dirlo. Il giudice, infatti, ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura senza precisare motivo e posizioni da valutare, ma semplicemente «come richiesto dalle parti». Era stato sollecitato a farlo sia dal pm Marco Brusegan sia dall'avvocato Barnaba Battistella, ovviamente per motivi opposti. La Procura, infatti, mette in dubbio la credibilità dei testimoni della difesa. Mentre il legale di Cosman ritiene che il suo cliente in caserma sia stato vittima di un comportamento che è andato oltre i limiti, fino a ipotizzare reati che vanno dall'abuso d'ufficio alle minacce, dal sequestro di persona alla calunnia e falsa testimonianza.

Tutto nasce da un controllo antidroga al Bamboo di Pordenone. Cosman era con la fidanzata e i due fratelli. «I carabinieri - ricostruisce l'avvocato Battistella - gli chiedono i documenti, ma lui è lento e viene sollecitato con un manganello». Dalla banca dati emerge che c'è una notifica da fare al fratello, che viene invitato a uscire dal locale. È all'esterno che scappa qualche parola di troppo. Secondo i carabinieri, Cosman li avrebbe insultati e avrebbe avuto un atteggiamento di sfida. Decisero di portarlo in caserma, ma lui sbracciandosi si sarebbe rifiutato di salire sull'auto e avrebbe morsicato la mano di un brigadiere.


È in caserma che la tensione sale. Arrivano anche fratelli e fidanzata, a quali viene chiesto di consegnare i telefonini. Ma la ragazza trattiene il cellulare dicendo che è scarico. In realtà comincia a registrare. Volano parole pesanti da parte dei carabinieri. Frasi come: «Io ti sistemo questa notte, io vado in carcere ma ti sistemo come si deve, io ti sistemo una volta per tutte, hai trovato quello del formaggio». Oppure: «Guardate che se decidevamo, vi fracassavamo di legnate tutti quanti. Non ho paura di te e dei rumeni come te». A un certo punto un militare avrebbe sfilato dallo stivale un coltello: la difesa dice che è stato usato per intimidire Cosman, il carabiniere afferma di esserselo messo al sicuro in tasca perchè Cosman aveva un atteggiamento minaccioso. Tra 90 giorni le motivazioni del giudice. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino