Scatta domani l'inizio ufficiale della propaganda elettorale in vista del referendum sull'autonomia del Veneto. Ma le polemiche su cartelli e manifesti sono già...
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L'ultimo caso arriva dunque da Cittadella: «Presso la sede del Consiglio comunale riferisce Ruzzante risulta esposto uno striscione del comitato per il Sì. Ho subito segnalato il fatto al Corecom, non è accettabile che le istituzioni si schierino pro o contro il quesito referendario. Per la propaganda dei comitati ci sono già i tabelloni elettorali e la giunta Zaia ha investito ben 1,2 milioni di euro per la comunicazione istituzionale: non è giusto che i Comuni utilizzino risorse pubbliche, dunque dei cittadini veneti, per la propaganda di Zaia». La foto allegata dal rappresentante di Mdp al suo esposto mostra la scritta appesa alla ringhiera del giardino della biblioteca. «All'interno c'è una sala utilizzata per le sedute consiliari, ma ci sono anche locali per mostre e convegni precisa il primo cittadino leghista Luca Pierobon e quell'inferriata è normalmente utilizzata come spazio pubblicitario. L'associazione richiedente ha regolarmente pagato la relativa imposta, così come avrebbe potuto fare un qualche comitato per il No».
Assicura analoga equidistanza pure Cristian Andretta, sindaco civico di Tombolo, che dopo la denuncia di Ruzzante ha ritirato il patrocinio alla partita di calcio promossa da Yes podemo per domenica prossima. «Pensavo potesse essere una bella occasione di promozione del nostro paese spiega visto che in campo scenderanno diversi consiglieri regionali, come Antonio Guadagnini e Maurizio Conte. Dopo un consulto con il segretario comunale e con gli uffici regionali, ho capito che era meglio evitare la sanzione, per quanto irrisoria: una sorta di ammissione di responsabilità da pubblicare sul nostro sito».
Promette invece di arrivare fino all'Agcom, con possibilità di multa da pagare in solido, la delibera con cui la giunta di Musile di Piave ha disposto che il materiale promozionale predisposto dalla Regione campeggi su web, striscioni e manifesti. «Ci pare che sia tutto conforme alla normativa: informiamo la cittadinanza sulla possibilità di esprimere il proprio voto senza indirizzarlo in alcun modo», afferma la sindaca leghista Silvia Susanna. A San Giorgio in Bosco il caso è stato archiviato dopo che il Comune ha rimosso le locandine per il Sì appese anche sulla porta del municipio. «Irregolarità così sfacciate conclude Ruzzante finiscono per svilire perfino l'iniziativa dei promotori del referendum». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino