I soldi del Reddito di cittadinanza giocati d'azzardo on line

Guardia di finanza
VENEZIA - Chi gioca online viene, in qualche modo, tracciato. Informazioni sulle vincite, sulle perdite, sulla movimentazione di denaro, che devono essere registrate e possono poi...

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VENEZIA - Chi gioca online viene, in qualche modo, tracciato. Informazioni sulle vincite, sulle perdite, sulla movimentazione di denaro, che devono essere registrate e possono poi essere utilizzate, ad esempio incrociate con le dichiarazioni dei redditi. Quello che hanno iniziato a fare gli uomini della Guardia di finanza scoprendo i casi di giocatori incalliti che percepivano il reddito di cittadinanza. Assistiti che magari incassavano quattro, cinquecento euro al mese e poi se ne spendevano altrettanti (o di più) nei vari giochetti che spopolano in rete. Eppure la legge che ha istituito questo aiuto esplicita, a scanso di equivoci, che il reddito non può essere speso per giochi o scommesse. Ora l'Inps, che eroga l'aiuto, ha deciso di costituirsi parte civile in questi casi. Tra i primi processi ad approdare in aula, quello di una 64enne di Marghera, P.G., accusata di aver percepito indebitamente un reddito di circa 8.900 euro, a fronte di vincite online per decine di migliaia di euro. Ieri, davanti al giudice monocratico di Venezia, Claudia Ardita, il processo ha completato l'esame dei testimoni con quello di un funzionario dell'Inps. Prossima, e probabilmente ultima udienza, il 22 febbraio, con la discussione e l'attesa sentenza.

LE IMPUTAZIONI

La Procura che con il pubblico ministero Stefano Buccini ha disposto il giudizio immediata della donna, le contesta di aver omesso, per «ottenere indebitamente il reddito di cittadinanza», di dichiarare i «redditi conseguiti negli anni 2017 e 2018 derivanti dalle vincite realizzate attraverso i conti di gioco (32mila euro per il 2017; 42mila euro per il 2018)» si legge nel primo capo di imputazione. E ancora di «non aver comunicato le variazioni del suo reddito, a seguito di vincite realizzate nel corso del 2019 e 2020» prosegue il secondo capo d'imputazione. In questo caso con cifre ancora superiori. L'Inps, con l'avvocato Aldo Tagliente, si è costituito parte civile. I difensori di P.G., gli avvocati Stefania Pattarello e Marco Marcelli, contestano l'entità delle somme vinte e poi effettivamente incassate che non supererebbero la soglia consentita. Per febbraio si annuncia una discussione accesa.


I FASCICOLIUno dei primi processi sul reddito di cittadinanza, che sta facendo lavorare in particolare la Guardia di Finanza, a cui l'Inps si è affidata per le verifiche, e la Procura. Uno tra i tanti. Se nel 2020 i fascicoli aperti erano stati solo 70, l'anno successivo sono stati ben 190. Una montagna di lavoro per gli uffici giudiziari. Mentre le verifiche si moltiplicano. Anche il Comune di Venezia, incrociando i suoi dati, ha scovato una fetta consistente di furbetti: 138 persone, immediatamente sospese dal reddito, che non avevano i requisiti per percepirlo. Tutte segnalate a Inps e Procura.
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Il Gazzettino