Razzismo in campo di calcio, scuse e premio al baby giocatore

TUTTI INSIEME La foto di gruppo dei giocatori delle due squadre
JESOLO - Una ferma condanna di quanto accaduto quattro mesi prima. Ma anche delle scuse concrete, dunque un segnale destinato a durare nel tempo. In estrema sintesi un forte...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

JESOLO - Una ferma condanna di quanto accaduto quattro mesi prima. Ma anche delle scuse concrete, dunque un segnale destinato a durare nel tempo. In estrema sintesi un forte “no” ad ogni forma di discriminazione. È quanto successo domenica mattina nel campo dello stadio “Picchi” di Jesolo. È qui che poco prima del fischio d’inizio dell’incontro della categoria “Giovanissimi”, tra i padroni di casa dell’Acd Jesolo e i pari età del Calcio Veneto Orientale di Annone Veneto, il vicepresidente della squadra jesolana, Alessandro Iguadala, ha consegnato una targa a uno dei giocatori avversari. Semplice e chiara la dedica: «Siamo tutti uguali dentro e fuori dal campo. Il calcio è inclusione!». Un gesto spontaneo, nato lo scorso ottobre, a campo invertito, quando il ragazzo premiato aveva ricevuto da un avversario un’offesa per il suo colore della pelle


LA SCELTA
Tutto era nato durante un’azione di gioco, un contatto forse un po’ più acceso rispetto al solito che aveva infiammato gli animi, facendo oltrepassare il limite. All’epoca furono pressoché immediate le scuse del giocatore jesolano e anche quelle dell’Acd Jesolo, club che però domenica è voluto andare oltre, ricordando appunto che il calcio rimane un gioco. E che a livello giovanile la partecipazione deve essere intesa come una scuola di vita. Da ciò la scelta di donare una targa agli avversari, quindi di mettere i giocatori tutti assieme per le foto di rito, alternandoli tra di loro come se fossero tutti di un’unica squadra e rendendo pubblico quanto fatto attraverso i propri canali social. Di fatto un vero e proprio messaggio rivolto a tutto il mondo sportivo e non solo. «Certe offese si sentono anche nei campi della serie A – spiega Alessandro Iguadala –. Il fatto che siano avvenuti in un campetto dove giocavano dei ragazzini di 14 o 15 anni non è meno grave e soprattutto non ci poteva lasciare indifferenti». Come detto la risposta della società jesolana è stata immediata. «A livello societario ci siamo scusati con il ragazzo, con la sua società e con i suoi genitori – prosegue Iguadala – e lo stesso ha fatto il nostro tesserato. Ovviamente nei confronti del nostro giocatore sono scattati dei provvedimenti, è stato sospeso per un mese e poi non è stato più convocato. In questo modo abbiamo voluto lanciare un messaggio a lui e a tutti gli altri coetanei. L’enfasi del momento è comprensibile, le offese no. In nessun modo. Si tratta di comportamenti che non possiamo accettare». 


LA FORMAZIONE


È anche per questo che l’Acd Jesolo, quasi stupito per l’enfasi che il gesto ha creato, giusto per ribadire la spontaneità di quanto fatto domenica scorsa, ha deciso di consegnare la targa agli avversari. «Sono questioni che riguardano i ragazzini – dice sempre il vicepresidente, che prima del fischio di inizio ha parlato a tutti i ragazzi con grande passione, ricordando i valori sportivi –. Ma, lo ripeto, di fronte a simili episodi non possiamo fare finta di nulla. Ci eravamo già scusati e avevamo parlato con i suoi genitori. Assieme abbiamo deciso di consegnare la targa, è un modo per far ricordare anche in futuro quanto accaduto. Interpretiamo il nostro settore giovanile come un percorso di formazione e non solo calcistica». Ed è con questa convinzione che i dirigenti si sono rivolti ai ragazzi in campo. «Ci piace intendere le nostre formazioni come una sorta di scuola – conclude Iguadala – insegnando prima di tutto che lo sport è anche gruppo e tutti siamo uguali, senza distinzione di origine. È una convinzione che vale nel campo di calcio ma anche a scuola e nei rapporti con gli amici. Abbiamo invitato i ragazzi a riflettere su questo, a sentirsi tutti parte dello stesso gruppo, senza alcuna distinzione». 
  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino