Anziani rapinati, marocchino in cella: «Nostro figlio non è un mostro, noi siamo gente perbene»»

Marocchino in carcere
SUSEGANA - «Se nostro figlio ha sbagliato è giusto che paghi, ma non è un criminale». I genitori di Youssef Msatfi difendono il figlio a spada tratta. Il...

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SUSEGANA - «Se nostro figlio ha sbagliato è giusto che paghi, ma non è un criminale». I genitori di Youssef Msatfi difendono il figlio a spada tratta. Il 27enne, di origini marocchine, è finito in manette per le rapine ai danni di due anziani di Ponte della Priula, la frazione in cui lui stesso è cresciuto. Tre gli episodi contestati dai carabinieri della compagnia di Conegliano nell'ultimo mese e mezzo, di cui due ai danni della stessa vittima, un 78enne vicino di casa che il giovane conosceva da tempo. Il 27enne, comparso ieri, 19 maggio, davanti al giudice per la convalida dell'arresto, è in carcere a Santa Bona, in custodia cautelare, con l'accusa di rapina aggravata in abitazione, furto e lesioni. «Non è un ragazzo cattivo» - assicurano i genitori, che hanno altri due figli. «Siamo una famiglia perbene: non abbiamo mai fatto male a nessuno - afferma il papà -. Non ho mai ricevuto un centesimo di sostegni. Noi lavoriamo, paghiamo le tasse, aiutiamo altri connazionali e siamo in buoni rapporti con i nostri vicini qui a Ponte della Priula».

I BERSAGLI
Secondo l'accusa il giovane sceglieva con cura i propri bersagli, colpendo anziani fragili che vivono da soli. «Se chiami i carabinieri torno a trovarti e ti faccio veramente male» - la minaccia rivolta al 65enne rapinato in casa il 5 aprile, quando il 27enne si era dileguato con 180 euro dopo aver spintonato la vittima contro un mobile, procurandogli lievi lesioni a collo e a una spalla. Minacce simili anche a un 78enne finito nel mirino per ben due volte: il 23 aprile e il 5 maggio. In un caso l'anziano viene spinto sul letto e si vede arraffare pochi spiccioli e qualche prodotto alimentare. Nell'altro invece il rapinatore gli sfila dal taschino una banconota da 50 euro. Lino Cantieri, 78 anni, una delle due vittime, racconta di incursioni quasi quotidiane: «Frugava nei cassetti e nelle tasche delle giacche per prendere. Mi sono fidato: eravamo amici. Poi le cose sono peggiorate». I famigliari vogliono capire di più su quale tipo di rapporto fosse basata la conoscenza del 27enne con le due vittime. Ed è anche su questi legami che gli inquirenti stanno cercando di fare ulteriore chiarezza. «Se Youssef ha sbagliato pagherà ma non vogliamo che ci venga puntato il dito contro» - ribadiscono i genitori, preoccupati sia per le sorti del 27enne, attualmente disoccupato e con alle spalle qualche precedente di polizia, sia per la reputazione della famiglia. «Il lavoro lo ha perso con il Covid, purtroppo. Ma siamo una famiglia integrata».

IL DELITTO DI PIEVE


I tre episodi di Ponte della Priula hanno evocato nella Marca il ricordo dell'omicidio di Adriano Armelin, l'83enne massacrato in casa, a Pieve di Soligo dal 36enne marocchino Mohamed Boumarouan, attualmente in carcere con l'accusa di omicidio preterintenzionale e tentata rapina aggravata.
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Il Gazzettino