Ex agente di commercio nell'azienda di famiglia diventa rapinatore, al giudice: «Non è facile passare da una vita agiata a nulla»

Ex agente di commercio nell'azienda di famiglia diventa rapinatore
PAESE - «Non è facile avere una vita agiata e poi trovarsi senza nulla. Io non volevo farlo, è stata la disperazione. Sono una persona per bene che ha sempre...

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PAESE - «Non è facile avere una vita agiata e poi trovarsi senza nulla. Io non volevo farlo, è stata la disperazione. Sono una persona per bene che ha sempre lavorato e adesso mi trovo a vivere l'incubo della galera, in cui non voglio stare». Paolo Menoncello, il 59enne finito in carcere dopo essere evaso dagli arresti domiciliari che gli erano stati dati a seguito di ben due tentativi di rapina, lo ha detto al gip di Treviso nel corso dell'udienza di convalida del primo arresto e l'interrogatorio di garanzia che si è tenuto ieri nel carcere di S. Bona. Resta dietro alle sbarre anche se il suo legale, l'avvocato Federico Vianelli, conta su un ritorno alla libertà quanto prima. L'uomo, ex agente di commercio, era stato il protagonista della parabola discente dell'azienda di famiglia, la Commerciale trevigiana Tuttauto, che era del padre. Quando ne prese le redini aveva debiti per 3 milioni di euro, poi nel 2004 arriva il fallimento e lui torna al vecchio lavoro. «Negli ultimi 10 anni ho venduto contratti per le utenze di luce e gas, poi è arrivata la pandemia e questa terribile crisi economica».


I DUE COLPI

Così a marzo si era reso protagonista di due colpi terminati male: il primo all'ufficio postale di via della Resistenza a Paese, bloccato all'uscita, con un borsone con 19mila euro, da due clienti, il secondo qualche giorno dopo ai danni di una agenzia della Volksbank di Quinto, con l'uomo che prende e se ne va, impressionato dalla cassiera che alle sue richieste era sbiancata. Dopo il primo goffo tentativo di rapina Menonecello era tornato libero ma al secondo, identificato e arrestato dai carabinieri, il 59enne era stato messo in custodia cautelare agli arresti domiciliari. «Quando mi hanno intercettato mentre ero alla guida della mia auto immaginavo di poter uscire per fare la spesa, era una questione urgente per mia madre, non volevo evadere ma solo fare una commissione». Che però gli è costata il carcere, dove Menoncello si trova da una settimana. «È la crisi economica che mi ha portato a commettere l'impensabile -ha ribadito spiegando le sue tentate rapine- fino a poco tempo fa ero una persona rispettabile, per uscire di casa indossavo giacca e cravatta. Poi invece dentro di me è scattata la molla della disperazione».
 

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Il Gazzettino