L'anziano rapinato in villa: «Ho conosciuto la cattiveria umana, nessuna pietà per mia moglie malata»

L'anziano rapinato in villa: «Ho conosciuto la cattiveria umana, nessuna pietà per mia moglie malata»
PADOVA - «Ho vissuto sulla mia pelle la cattiveria umana. La chiara e netta volontà di fare del male solo per ottenere ciò che si desidera». E'...

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PADOVA - «Ho vissuto sulla mia pelle la cattiveria umana. La chiara e netta volontà di fare del male solo per ottenere ciò che si desidera». E' ancora sotto choc Paolo Piotto, 82 anni, vittima della violenta rapina nella villetta del quartiere Mandria di Padova.


Signor Piotto, cosa ricorda di quella sera?
«Quello che più mi ha impressionato sono stati i maltrattamenti nei confronti di mia moglie Anita. Soffre di Alzheimer, non hanno avuto pietà neanche di questo. Ha il volto completamente tumefatto. E' tornata a casa dall'ospedale con la promessa di riportarla ai controlli, perché ha un ematoma».
I malviventi avevano due pistole?
«Sì, poi non so se erano vere o no. So solo che una l'hanno caricata più volte, per poi puntarmela alla tempia e al collo. C'è stata anche una colluttazione: anche se ho 82 anni sono atletico, ma certamente non posso competere con ragazzi che, sì e no, avranno vent'anni. Quando ho capito che volevano imbavagliarmi mi sono divincolato, ho tentato di spingerli via. Allora mi hanno legato e incappucciato con della biancheria pulita trovata lì vicino».
A quel punto vi hanno fatti sedere sul divano?
«Sedere no, ci hanno spinti sul divano e sulla sedia. E' stato un trauma spaventoso. Ci hanno picchiato con violenza perché volevano che gli dicessimo dove erano i soldi. Ma noi non teniamo contanti in casa, siamo due pensionati, ci arrivano direttamente nel conto corrente».
Cosa hanno rubato?
«Qualche collana trovata in giro, gli orologi, le fedi. Più che il valore, erano ricordi. Poca cosa rispetto la scorsa volta. Circa otto anni fa sono venuti a rubare mentre non eravamo in casa e lì i danni sono stati più pesanti».
Avete un allarme o dei cani?
«Per anni abbiamo avuto rottweiler, una grande sicurezza. Poi abbiamo preso cani più piccoli. Ora abbiamo un Jack Russel che, poverino, ha preso le mie difese. E' molto attaccato a me. I ladri continuavano a prenderlo a calci e lui piangeva disperato. Probabilmente gli hanno rotto le costole. A quel punto anche io ho gridato, tanto, ma nessuno mi sentiva. Ho detto: basta, smettetela».
C'era una colf in casa, non ha sentito?
«No, perché vive in un appartamento tutto suo, distaccato da dove siamo noi. Alle 18 abbiamo cenato assieme, poi lei è stanca e va a dormire. Sono riuscito a raggiungerla solo quando quei balordi se ne sono andati. Mi sono diretto al primo piano dove vive e, essendo legato e imbavagliato, ho attirato la sua attenzione prendendo a calci la porta. Appena mi ha visto, è sbiancata. Allora abbiamo chiamato la polizia».
Come ha capito che erano stranieri?

«Con la mia associazione di volontariato ho aiutato spesso moldavi, slovacchi, rumeni e gente dell'Est. Qualche parola la conosco. Continuavano a ripetere: soldi. Queste sono bande che arrivano apposta per fare qualche colpo in estate e poi tornano a casa immediatamente con la refurtiva».


 

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Il Gazzettino