Sei rapine in un giorno in spiaggia a Jesolo, aggredita una comitiva di ragazzini

JESOLO Sei rapine nel week end nella località balneare
JESOLO - Sei rapine in una giornata, venerdì scorso. E altre tre quello successivo, sabato. Più svariati furti. Saranno episodi circoscritti in una determinata zona...

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JESOLO - Sei rapine in una giornata, venerdì scorso. E altre tre quello successivo, sabato. Più svariati furti. Saranno episodi circoscritti in una determinata zona del Lido, in prevalenza tra le piazze Mazzini ed Aurora, ma quanto sta avvenendo in città sta aumentando il grado di preoccupazione tra i turisti e, come diretta conseguenza, tra gli operatori turistici che, dopo i due anni faticosi nel bel mezzo della pandemia, pensavano di potere finalmente trascorrere un’estate più serena, comunque con meno problemi. Non certo quelli della sicurezza, tra risse, furti e rapine. Con queste ultime sempre più con l’uso di coltelli.


VITTIME TRENTINE
Gli ultimi episodi riguardano la giornata di sabato, segnalati da un gruppo di giovani trentini di Pinè, con un bilancio, tutt’altro che invidiabile, di due furti e una rapina con dei coltelli. Si tratta di una dozzina di amici che avevano deciso di trascorrere un bel fine settimana di divertimento nella cittadina balneare veneziana. Il tutto era iniziato nella prima serata, quando una ragazza del gruppo aveva scoperto di non avere più il cellulare: temendo un furto, ma confidando di averlo “solo” smarrito, aveva chiesto agli amici di aiutarla a cercarlo. E così due di loro, di meno i venti anni, avevano iniziato a scandagliare la spiaggia. Si fa tardi, molto tardi. Erano quasi le quattro del mattino quando hanno deciso di incamminarsi su un pontile per fumarsi una sigaretta. Ed è a questo punto che è successo il fattaccio. Si sono avvicinati altri ragazzi, all’apparenza anch’essi minorenni, di origine straniera; hanno iniziato a chiedere soldi, prima con fare deciso, ma solo a parole, poi, di fronte all’ennesimo diniego, hanno estratto dei coltelli dalle tasche, minacciandoli. Ai due trentini non è rimasto altro da fare che consegnare loro i portafogli, che contenevano circa 250 euro.


FURTI E MINACCE
Nel frattempo era stato recuperato il cellulare dell’amica, che si trovava tra la sabbia: in compenso, le era stata rubata la borsa. La vicenda ha avuto ampio risalto sugli organi d’informazione del Trentino, dove l’immagine di Jesolo è uscita non certo nel migliore dei modi. Non è andata meglio a un altro del gruppo, cui, invece, era stato rubato un paio di scarpe “griffate”, valore circa 500 euro. Gli episodi sono stati segnalati al Commissariato di Polizia. Fatti che evidenzierebbero la presenza di baby gang che andrebbero ad aggiungersi alla delinquenza “stagionale” che batte la spiaggia, nella zona tra le piazze Mazzini e Aurora, soprattutto per lo spaccio, oltre che per qualche rapina. Com’era capitato al giovane ospite di un albergatore, calciatore tedesco dilettante, che si era visto puntato un coltello alla gola, vedendosi strappata la catenina d’oro dal collo e portato via il portafoglio. O com’era successo a un bengalese, rapinato, sempre con la minaccia di un coltello, del suo monopattino elettrico.


LE AGGRESSIONI


Il fatto in assoluto più grave è quello avvenuto una settimana fa, con l’aggressione subita da tre giovani stranieri, nel loro appartamento, da parte di una banda di cinque persone: tutti e cinque sono finiti all’ospedale, accoltellati. Su questi episodi interviene, duro, il delegato comunale di Confcommercio, Alberto Teso, sempre molto diretto e deciso, specie quando si parla di ordine pubblico. «Fuori la feccia dalla nostra città! Il problema più urgente e di immediata soluzione oggi è quello della sicurezza. Avremmo tempo in autunno di parlare di viabilità, urbanistica, promozione e tutto il resto. Adesso dobbiamo pretendere, da chi è responsabile della sicurezza pubblica, che Jesolo sia liberata da chi arriva per delinquere: spacciatori, rapinatori, drogati del sabato sera e ubriachi molesti. E finiamola, una volta per tutte, con i palliativi: non servono ordinanze, guardie giurate o volontari per la sicurezza, tutte forme di giustificazione e scarico di responsabilità per chi, dal prefetto al questore, fino al ministro degli Interni, ha il compito istituzionale di garantire l’ordine pubblico. Servono uomini in divisa che facciano il loro lavoro pattugliando le strade, arrestando gli spacciatori e identificando tutti coloro che acquistano droga, per sanzionare anche questi. Servono agenti in divisa per le attività di prevenzione e repressione del crimine. E non qualche inutile “rinforzo” che si limita a fare bella mostra di sè in piazza Mazzini il sabato sera».
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Il Gazzettino