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VITTORIO VENETO - «Ho avuto paura che mi facesse del male, aveva in mano un coltello come questo. Solo che era seghettato». Il particolare di quei denti d’acciaio è rimasto ben impresso alla commessa della panetteria “Il Panettiere” di Vittorio Veneto. La donna, 58 anni, mostra un coltello da cucina che tiene dietro il bancone per tagliare le pagnotte: 20 centimetri di lama. Proprio come quello usato dal 16enne che giovedì sera, alle 19.30 ha fatto irruzione nel negozio di via Canova. Era già buio e mancava poco alla chiusura. «Stavo sistemando le ceste - racconta la donna -. Il ragazzo ha spalancato la porta e me lo sono trovata a fianco, dietro al bancone, con il coltello puntato».
LE MINACCE
«Dammi i soldi o ti faccio del male» - le ha detto il ragazzo, vestito di nero e con la mascherina calata sul viso per non farsi riconoscere. Eppure quella faccia non era nuova in panificio: il ragazzino era già stato lì, conosceva il posto tanto da chiedere alla donna sia di aprirgli il cassetto del registratore di cassa, sia di dargli le monetine custodite dentro le due cassettine dietro il bancone. «Gli ho detto: “Non ti apro la cassa”.
LA CATTURA
Braccato grazie all’intervento tempestivo del macellaio del negozio accanto e di un altro cittadino, raggiunti poi da un carabiniere fuori servizio che abita sopra la panetteria. «Quando ho visto quella sagoma camminare in fretta verso il panificio mi sono insospettito - racconta il titolare della macelleria Da Dalt-. Sono uscito a controllare: lui era dentro, un attimo dopo è scappato. Ho capito che aveva preso i soldi e d’istinto l’ho inseguito, insieme a un altro signore. Correva veloce, non riuscivo a stragli dietro, ma l’altro lo ha preso. Ho agito d’istinto, non sapevo che aveva un coltello». Il 16enne ha gettato via l’arma e, una volta braccato, ha buttato a tera anche i soldi. Game over. Eppure ha tentato di giocarsi un’ultima carta: «Lasciatemi andare». Invece i due lo hanno trattenuto fino all’arrivo dei carabinieri. Il primo ad arrivare, attirato dalle grida è stato il militare che abita sopra i due negozi, quel giorno non in servizio. Dopo pochi minuti sono sopraggiunte anche i colleghi di pattuglia. Per il baby rapinatore sono scattate le manette: condotto in caserma, ha ammesso le proprie responsabilità. «Avevo bisogno di soldi, ho sbagliato» - ha detto lo studente, che frequenta un istituto professionale e abita poco distante dal luogo della rapina. I genitori (italiano lui, senegalese lei) sono separati e la famiglia è seguita dai Servizi sociali. «Mi sembrava dispiaciuto - conclude il macellaio -. Deve aver capito subito che aveva fatto una cavolata. Resta comunque un episodio grave».
Il Gazzettino