Rapinano un disabile e lo umiliano: condannati due immigrati 22enni

Il tribunale di Rovigo
ADRIA - Condannati a tre anni ciascuno per aver rapinato un ragazzo affetto da una particolare e grave sindrome con problemi cognitivi. Gli hanno sottratto il cellulare che teneva...

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ADRIA - Condannati a tre anni ciascuno per aver rapinato un ragazzo affetto da una particolare e grave sindrome con problemi cognitivi. Gli hanno sottratto il cellulare che teneva nel cestino della bici, deridendolo e offendendolo fino a urinargli addosso. La sentenza ha riconosciuto colpevoli del reato di rapina Constantin Chipercean, 22 enne di origini moldave e Sabir El Menkari, anche lui 22 anni, di origini marocchine, condannandoli alla stessa pena che era stata richiesta dal pm Maria Giulia Rizzo. I due sono stati condannati anche a pagare 3.500 euro di risarcimento alla vittima, costituita parte civile con l'avvocato Cecilia Tessarin, oltre al pagamento delle spese. Tutto risale alla serata del 5 ottobre 2016 in via Terranova ad Adria sulla quale si apre l'accesso ai giardini Zen. Convinti di non essere visti, con una ragazza a fare da palo, i due, insieme a un terzo amico minorenne, hanno teso una sorta di agguato al ragazzo in bicicletta.

 
Accerchiandolo e insultandolo gli hanno arraffato lo smartphone Samsung Galaxy umiliandolo poi con il gesto più vergognoso. A riprendere il tutto, anche se non in modo impeccabile, le telecamere di sicurezza della vicina banca.
DUE MINORI COINVOLTI
Del quartetto che ha preso parte all'episodio, due non avevano ancora compiuto 18 anni e la loro posizione è stata quindi stralciata e inviata al Tribunale per i Minori di Venezia. Il giovane rapinato, quel giorno era tornato a casa particolarmente scosso per l'accaduto ed aveva subito raccontato tutto alla madre, insieme alla quale aveva poi formalizzato la denuncia. La donna, la scorsa udienza, sentita come testimone ha spiegato di aver trovato riscontro in quanto raccontatole dal figlio, di fatto incapace di mentire, dalla puzza che proveniva dalla manica della maglia che indossava, bagnata, appunto, di urina. Due dei presunti autori erano stati subito riconosciuti, sugli altri due hanno fatto chiarezza proprio i filmati delle videocamere. Secondo l'avvocato Carlo Crepaldi, difensore di El Menkari, condannato a due ulteriori mesi per essere stato trovato con un motorino risultato rubato, senza che vi fosse però certezza: «Non ci sono prove che si trovasse lì, anzi ce ne sono che avvalorano il contrario», ha detto nella sua arringa.

L'avvocato Franco Portesan, difensore di Chipercean, ha parlato di «una vicenda brutta», ma ha poi spiegato come a suo avviso mancassero violenza e minacce, elementi necessari per configurare la fattispecie della rapina chiedendo quindi la derubricazione del reato: «È giusto che rispondano di quello che hanno commesso, ma non di quello che non hanno commesso: è più credibile parlare di un furto». Il suo assistito, ieri, prima della discussione finale, ha anche accettato di sedersi al banco degli imputati e rispondere alle domande di accusa, giudici e difese, spiegando come il fatto dell'urina, non addebitabile a lui ma ad un altro, fosse stato comunque accidentale.
Francesco Campi Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino