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VENEZIA - Concedersi qualche ora davanti alla televisione, sintonizzandosi sui canali Rai, in certe zone del Veneto è diventata un’impresa, perché in molte case il segnale non arriva. Una situazione che sta alimentando proteste, fino all’intervento di associazioni di consumatori e la minaccia di non pagare più il canone. Il problema si protrae ormai da marzo dell’anno scorso senza alcuna soluzione concreta messa in campo, arrivando a coinvolgere diverse località non solo a Venezia e in terraferma, ma anche a Jesolo, San Donà e nel Trevigiano. Tutta colpa del cosiddetto “switch off” (letteralmente “speg nimento”), come non si stanca di denunciare Adico, l’associazione a difesa dei consumatori con sede a Mestre, che sta portando avanti una battaglia affinché i cittadini coinvolti nel problema riescano ad ottenere quanto prima una risposta. Anche attraverso una provocazione che potrebbe divenire realtà se entro la fine del 2023 le cose non cambiassero: boicottare il pagamento del canone, appunto, richiedendo l’esonero in quanto non possessori – questo l’unico escamotage possibile – di una tivù.
CANONE
«Queste persone hanno buttato al vento circa 140 euro di canone – marca il presidente Adico, Carlo Garofolini – Così facendo lo Stato sta rubando soldi alle famiglie, che innanzitutto andrebbero rimborsate». Col termine “switch off” è indicato il passaggio dal vecchio al nuovo segnale che, nel corso dei mesi scorsi, ha portato ad una progressiva riassegnazione delle frequenze.
LA RISPOSTA
La dirigenza Rai fa sapere intanto di essere a conoscenza della questione. Secondo alcune ipotesi alla base del disservizio ci sarebbe il caldo eccessivo: sotto accusa in particolare il velo di umidità nell’aria che affievolisce il segnale dal monte Venda, sui Colli Euganei. Ma il presidente Adico rincara la dose: «È una risposta ridicola. Stiamo denunciando questo disservizio da un paio d’anni – evidenzia Garofolini –. A questo punto mi piacerebbe che dicessero che se fa caldo e la temperatura non scende sotto i 24 gradi, il canone non va pagato. Ma i cittadini lo saldano sempre e hanno diritto di beneficiare di un servizio pubblico che scandalosamente chi di dovere non riesce a garantire. A noi i responsabili Rai hanno confermato di conoscere la situazione e che la cosa si sarebbe risolta al più presto. Ma di fatto nulla è cambiato».
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