Alberto, 13 anni, ucciso in dieci mesi da una forma rara di tumore

Alberto Furlan, di Jesolo
JESOLO - «Quando perdi qualcuno che ami, ottieni un angelo che già conosci». È il pensiero che mamma Irene ha consegnato a facebook per condividere...

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JESOLO - «Quando perdi qualcuno che ami, ottieni un angelo che già conosci». È il pensiero che mamma Irene ha consegnato a facebook per condividere il dolore per la perdita del suo Alberto, che ora non c’è più. Alberto Furlan aveva 13 anni e dieci mesi fa gli era stata diagnosticata una grave malattia, diventata via via sempre più presente e sempre più grave, fino a sconfiggerlo, lasciando il fratellino Alessandro, di 4 anni, di cui era l’orgoglioso fratello maggiore, la mamma Irene Dalla Pria e il papà Loris. I funerali del piccolo si terranno domani, alle 14.30, nella chiesa Santa Maria Ausiliatrice di piazza Trieste, celebrati da don Lucio, il parroco che fino all’ultimo è stato vicino alla famiglia; oggi, alle 17.45, la recita del rosario.

I sintomi a novembre

«Alberto ha iniziato a stare male a metà novembre dello scorso anno – ricorda il papà –. Dopo averlo portato a Padova, all’hospice pediatrico, sottoposto a un paio di esami abbiamo avuto subito la diagnosi del tumore maligno che l’ha aggredito in una forma oltretutto abbastanza rara. Il giorno in cui abbiamo avuto l’esito, io ero a casa e ho saputo la terribile notizia da mia moglie. Quando ho messo giù il telefono ho lanciato un urlo ed ho guardato in alto chiedendo: perché mi hai fatto questo? Perché questa punizione per noi che siamo brave persone, oneste, che amano i propri figli, che hanno sempre lavorato, perché?».
E lì è iniziato il percorso della speranza: la medicina nulla sembrava potere contro quella forma così grave e rara, eppure il desiderio, forse l’illusione, che qualcosa potesse cambiare in meglio rimaneva sempre vivo. «A maggio – continua il papà – ha avuto una crisi: dalla successiva visita è emerso che il male era corso più velocemente di quanto previsto e aveva preso altri organi. A quel punto abbiamo iniziato con le cure palliative, per accompagnarlo senza che soffrisse. Se ne è andato in serenità».

La visita di Jorginho

Tifoso del Napoli e appassionato del Sud («Diceva sempre che un giorno sarebbe andato ad abitare a Napoli, perché gli piaceva il mare, la gente e perché si mangia bene»), nel giorno del suo compleanno, grazie a un amico di famiglia, ha avuto due bei regali dalla società partenopea: una videochiamata con alcuni giocatori della squadra e una borsa con tutto il completo per giocare a calcio. «E non è tutto: Jorgihno in quella occasione gli promise che se fosse tornato ancora a Jesolo, sarebbe venuto a trovarlo. E così è stato: quest’estate il campione è stato qualche giorno nella nostra città, sempre grazie a questo nostro amico, ed è venuto a casa nostra a trovarlo. È stato con lui circa mezz’ora, si sono fatti anche alcune foto, un gesto bellissimo». Un gesto di cui fino a ieri nessuno era a conoscenza. Così come un bel gesto l’ha compiuto don Loris d i compagni di scuola di Alberto: ottenendo una dispensa speciale, il parroco è riuscito a far fare ad Alberto la Cresima assieme ad altri ragazzini a giugno. «E poi, con tutti gli altri ragazzi, abbiamo fatto una bella festa a casa nostra: lui ci teneva molto alla Cresima ed è stato molto contento». Alberto era un bambino buono, che non conosceva la malizia o l’invidia e che sapeva vedere il lato bello delle persone. Ed era tanto orgoglioso del fratellino. «Era convinto di potercela fare - dice ancora il papà, che lavora alla Pista Azzurra, come meccanico - e di potere tornare a scuola». Ma così non è stato e la malattia se lo è portato via ancora prima di quanto si poteva sperare. La famiglia ha voluto ringraziare tutto il personale dell’ospedale pediatrico di Padova, l’hospice sempre della città del Santo e il reparto pediatrico dell’ospedale di San Donà che ha sostenuto i familiari in tutti questi mesi di percorso difficile e doloroso.
 

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Il Gazzettino