Ragazza in bici nel battello affollato: «E' stata aggredita e ferita dal capitano»

Code all'imbarcadero da Chioggia a Pellestrina
CHIOGGIA - Non sarebbe stata solo redarguita a voce, la ragazza che, giovedì della settimana scorsa, era salita a bordo del vaporetto della Linea 11, da Chioggia a...

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CHIOGGIA - Non sarebbe stata solo redarguita a voce, la ragazza che, giovedì della settimana scorsa, era salita a bordo del vaporetto della Linea 11, da Chioggia a Pellestrina, con la sua bici, nonostante il diniego del comandante. Nel tentativo di farla scendere dal battello, lo stesso comandante l'avrebbe strattonata con forza, procurandole delle contusioni, giudicate guaribili in 11 giorni dai sanitari del pronto soccorso, e ora la vicenda potrebbe approdare direttamente in Procura. A evidenziare l'aspetto penale che potrebbe assumere la vicenda, sono gli avvocati Augusto Palese e Davide Vianello Viganò, al cui studio si era rivolta la famiglia della ragazza, subito dopo l'episodio, riportato dal Gazzettino l'altro giorno. La ragazza, 17 anni, stava, appunto, tornando da scuola, verso le 13.30 e si accingeva a salire sul battello, con la sua bici, per fare rientro a casa. Era, forse, un giorno di particolare affollamento ma una situazione non certo infrequente ed evidenziata più volte dalle cronache. «Già nel battello scrivono i legali, riportando quanto asserito dalla ragazza - erano state ammesse oltre dieci biciclette» e questo, proprio per il consueto affollamento del vaporetto, non era un fatto eccezionale.

BICICLETTE
E, infatti, i legali della giovane segnalano «l'uso di tali linee di ammettere ogni volta un ingente numero di biciclette, ben superiore al consentito numero di dieci. Ed anzi, spesso i capitani consentono che le molte biciclette vengano stipate persino nel bagno, ad oggi non più in uso, dopo l'emergenza sanitaria Covid-19». Tutto nella normalità di un servizio, probabilmente non ottimale, ma vincolato da abitudini e necessità comprensibili. Pertanto, «la giovane, attenendosi a ciò che oramai è uso su tale tratta, e vedendo che le biciclette già presenti, tutto sommato, erano poche rispetto al solito, saliva a bordo». La 17enne, quindi, non avrebbe agito con prepotenza o maleducazione, ma avrebbe seguito un comportamento abituale, certa di non commettere nulla di irregolare.

SPINTE


Ma non la pensava così il comandante che vedendola salire a bordo «le intimava di scendere subito» e non solo a parole, ma «afferrando la bicicletta della giovane, mentre quest'ultima continuava a tenerla in mano. Il comandante tentava così di trascinare con forza la bici (e la ragazza, che tratteneva il veicolo!) al di fuori, dando forti strattoni al velocipede e, nella concitazione, spingendolo addosso alla giovane, causandole lesioni personali». Una scena che non era passata inosservata, tanto che, nei giorni seguenti, la voce dell'accaduto si era sparsa in città, ma già in quel momento, riferiscono i legali «nel corso della vera e propria aggressione fisica da parte del comandante, anche gli astanti intervenivano con frasi quali molla la ragazza!». Qualche minuto di confusione, mentre la studentessa resisteva aggrappata alla bici, poi le acque, in qualche modo, si sono calmate, ma solo apparentemente. Il comandate del vaporetto ha chiamato le forze dell'ordine e lo stesso ha fatto la famiglia della ragazza informata da quest'ultima di quanto era accaduto. Un carabiniere, che aveva raggiunto il luogo, ha accompagnato la ragazza fino a Pellestrina dove il padre la attendeva per poi portarla al pronto soccorso, per gli accertamenti del caso. Ora, però, ci sono tutte le premesse perché la vicenda abbia un seguito in tribunale: non è procedibile d'ufficio, perché la prognosi delle lesioni subite dalla ragazza è inferiore a 40 giorni, ma è procedibile a querela di parte e, a quanto pare, la famiglia della 17enne è già pronta a muoversi in questo senso.

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Il Gazzettino