Concorso deserto, Radiologia al collasso: altri tre medici pronti alla fuga

Mancano radiologi
PORDENONE - L'ospedale di Pordenone parte già da una posizione delicata, nonché bassa nella classifica regionale dell'efficienza in questo specifico settore....

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PORDENONE - L'ospedale di Pordenone parte già da una posizione delicata, nonché bassa nella classifica regionale dell'efficienza in questo specifico settore. Quella che starebbe per abbattersi dopo l'estate, però, avrebbe l'aspetto di una bufera in piena regola. La Radiologia, infatti, rischia di indebolirsi ulteriormente e di perdere non uno, non due, ma tre validi elementi entro l'inizio dell'autunno. E il tutto senza la disponibilità di ricambi sul mercato a breve termine. La conseguenza purtroppo sarebbe immediata: nuove difficoltà proprio dove l'Azienda sanitaria del Friuli Occidentale soffre di più, cioè la fornitura all'utenza di esami diagnostici a breve termine e senza attendere una vita.

IL QUADRO
L'ultimo bando per cercare nuovi radiologi per l'ospedale di Pordenone è datato marzo. Allora c'era ancora il direttore generale Joseph Polimeni, che poi sarebbe stato sostituito da Giuseppe Tonutti. Ecco, quel bando andò completamente deserto. L'Azienda sanitaria cercava due figure. Ne ha trovate zero. Circa due mesi fa, poi, hanno lasciato l'ospedale per ragioni personali e lavorative due figure professionali che operavano proprio nel campo della radiologia. Un altro indebolimento improvviso. E ora il timore - fondato - che dopo il periodo estivo si assista alla partenza verso altri lidi di ben tre radiologi attualmente impiegati al Santa Maria degli Angeli di Pordenone. Spesso si è parlato della fuga dei professionisti dai reparti di Pronto soccorso. Ora ci si deve soffermare anche sulla Radiologia. È una branca fondamentale, per un ospedale, perché garantisce l'esecuzione di esami che nel settore privato costerebbero uno sproposito. Ad esempio Tac, risonanze, radiografie. E perdere altri tre elementi per l'Azienda sarebbe devastante. I professionisti in procinto di salutare sono diretti verso la sanità privata (due) e verso il Veneto (l'ultimo dei tre). «Purtroppo - ha spiegato solo qualche giorno fa il direttore generale dell'AsFo, Giuseppe Tonutti - in questo momento è praticamente impossibile trovare nuovi radiologi. Stiamo facendo il possibile per rintracciarli e continueremo a farlo. Ma è davvero dura».

I MOTIVI


Altre fughe verso il settore privato, quindi. E torna di prepotenza uno dei temi più dibattuti in regione: la differenza di trattamento (economico, certo, ma non solo) tra gli ospedali pubblici e le strutture indipendenti. Si parta dagli stipendi, perché un medico lavora sì per passione, ma non può farlo solo per quel motivo. I radiologi, nel settore privato, prendono notevolmente di più ogni mese. Ma non c'è solo questo. Sempre nell'ambito della sanità privata, infatti, dev'essere tolto dal carico di lavoro settimanale anche tutto il malloppo costituito dall'attività chiesta ai professionisti in Pronto soccorso, che nel settore pubblico è parte integrante di ogni giornata lavorativa. E ancora: ci sono i turni spalmati anche durante la notte, le domeniche e i festivi. Tutte attività assolutamente non previste nella stragrande maggioranza delle strutture private. Insomma, i benefici sono troppi e troppo evidenti anche solo per chiedersi il perché di così tante fughe. Tornando al lato meramente economico, non si parla di pochi spiccioli. Non sono le cosiddette noccioline. Un radiologo che si sposta da un ospedale pubblico a un privato (accreditato o no che sia), rischia di prendere ogni mese anche il doppio o il triplo rispetto a un collega che continua a lavorare alle dipendenze di una normale Azienda sanitaria. E c'è infine un'ultima considerazione, che riguarda da vicino la sanità pordenonese: spesso i macchinari del settore pubblico non sono così avanzati come quelli acquistati dai privati. Ed è un'altra fonte di attrattività nei confronti di chi ha di fronte a sé un bivio lavorativo.

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Il Gazzettino