Radicchio rosso di Treviso, caldo e rincari: rischia di marcire nei campi

Il vecchio Disciplinare di produzione del Radicchio rosso di Treviso Igp prevedeva le brinate: “Le operazioni di raccolta per il Radicchio Rosso di Treviso tardivo -...

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Il vecchio Disciplinare di produzione del Radicchio rosso di Treviso Igp prevedeva le brinate: “Le operazioni di raccolta per il Radicchio Rosso di Treviso tardivo - recitava l’articolo 5 - si effettuano a partire dal 1° novembre e comunque dopo che la coltura abbia subito almeno due brinate, per favorire la colorazione rossa della pianta”. Il clima è cambiato, le sementi pure, l’”obbligo” della brina non c’è più, ma il meteo continua a creare problemi al pregiato ortaggio. «Fa talmente caldo - dice Andrea Tosatto, presidente del Consorzio di tutela del radicchio rosso di Treviso Igp e del radicchio variegato di Castelfranco Igp - che, al di là dei costi sostenuti dai produttori, non sappiamo neanche se i clienti avranno voglia di comprare radicchio». Prodotto tipicamente invernale, siamo in un autunno così anomalo da continuare a preferire mozzarella e pomodoro. «Prodotto ce n’è, è il consumo che ci preoccupa», dice infatti Tosatto.

Radicchio rosso in crisi per il caldo


La situazione era apparsa critica già l’anno scorso. Nel tradizione report di Veneto Agricoltura riferito alla stagione 2021 risultavano due ordini di problemi: il caldo (“Le alte temperature e i periodi siccitosi hanno creato alcuni problemi di stress idrico alle piantine appena trapiantate. Anche il periodo autunnale particolarmente mite, soprattutto il caldo del mese di ottobre, non ha favorito un regolare sviluppo vegetativo delle colture, causando una non perfetta chiusura delle foglie e quindi la mancanza di peso del cespo”) e il calo della produzione (“Le superfici coltivate a radicchio in Veneto hanno registrato una ulteriore sensibile riduzione, -21,6%”). Il grafico aveva solo segni rossi, indice di cali: resa -10,5%, produzione -30%, fatturato -15%. L’unica voce in verde, cioè in aumento, era quella del prezzo: +4,3%. E quest’anno? «La forbice è ampia - dice Tosatto - si va da 4-5 euro al chilo a 10-12. Ma il problema non è il prezzo».

Tanti costi per coltivarlo e prezzo basso alla vendita


A sentire il Consorzio, il rischio è che dopo aver pagato un sacco di soldi per produrre il pregiato ortaggio, non si riesca a venderlo adeguatamente. E sarebbe la beffa dopo gli alti costi sostenuti in questi mesi. «A causa delle alte temperature e della siccità - dice il presidente del Consorzio di tutela del radicchio rosso di Treviso Igp - i produttori hanno dovuto far fronte ad una irrigazione doppia con il gasolio che costava il doppio». I costi di produzione sono andati infatti alle stelle: a fronte del gasolio agricolo a 1,30 o 1,40 euro, i costi sarebbero raddoppiati già con la normale irrigazione. Ecco, sono lievitati ancora di più. «E adesso, per il caldo, il 20% della produzione rischia di marcire nei campi - dice Tosatto -. Il nostro impegno è di non aumentare i prezzi, ma il dato vero è che si fa fatica a vendere il prodotto, queste temperature anomale non aiutano i consumi».


Servono sostegni per i produttori


Dalla Regione i produttori si aspettano «continuità nel sostegno al Consorzio di tutela del radicchio rosso di Treviso Igp e del radicchio variegato di Castelfranco Igp». Dal Governo, «attenzione al mondo del lavoro con contratti più flessibili». «Ci fa piacere - dice Tosatto - che il nuovo esecutivo abbia a cuore le tipicità produttive». Ma contro le temperature di queste settimane, c’è poco da fare. «Sappiamo del problema ma non è risolvibile - dice l’assessore all’Agricoltura della Regione del Veneto, Federico Caner - se non di tener conto dei danni che subiranno i produttori e vedere se riusciremo ad andare loro incontro con qualche misura nazionale».

 

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Il Gazzettino